venerdì 29 maggio 2009

Giusto per curiosità...

...qualcuno sa dirmi quanto ci costa annualmente il "sistema di sorveglianza"
installato nella zona industriale ?
Qualcuno sa darmi una valida spiegazione per tale installazione e tale spesa ?
Qualcuno vuol contrapporsi in termini tecnici alla mia affermazione che (come tutte le altre) sono assolutamente INUTILI (a meno che non si incontri un ladro/vandalo demente che si arrampichi sulle telecamere e sorrida a 25 cm dell'obiettivo...) ?!!!
...e mi chiedo (nel caso tali rilievi fossero validi): possibile che nessuno si renda conto che eventuali ladri o vandali verranno indirizzati su aree che altrimenti non avrebbero mai preso in considerazione... danneggiando altri cittadini non protetti da tali sistemi di sorveglianza ?
Possibile che gli IMPRENDITORI della zona industriale non abbiano poche centinaia di euro da spendere per proteggere le loro proprietà
e debbano attingere alle casse comunali togliendo fondi ai miserabili ?

Danni incalcolabili...

La disastrosa grandinata di ieri sera ha provocato danni incalcolabili all'agricoltura salentina.
Tutto ciò che era piantato in terra è andato letteralmente DISTRUTTO.
Alcune serre (probabilmente quelle non recentissime) non hanno resistito alla violenza della grandine.
Il lavoro di molti mesi è andato perduto e questa ulteriore "mazzata" si unisce al periodo critico divenendo un vero e proprio dramma per tante famiglie Tavianesi. Mi auguro che i politici spendano meno soldi in feste ed inutili progetti di dubbio valore e riflettano maggiormente
su come utilizzare il denaro pubblico.

giovedì 28 maggio 2009

in questo momento...

DISASTROSA GRANDINATA A TAVIANO.

Un paesaggio che non esiste più...

Ringraziamo i nostri politici.

aggiornamenti (e non solo) "ritardati"...

Perchè sul sito di Taviano la pagina di "Manifesti e comunicazioni"
http://www.cittadeifiori.it/index1024.htm
non viene aggiornata ed è rimasta bloccata al Settembre 2008 ?!!!!!
Dovrebbero essere pubblicati contemporaneamente alla loro uscita sul territorio,
dato che pubblicarli in internet è operazione molto più semplice che attaccarli sulle strade.

lunedì 25 maggio 2009

giovedì 21 maggio 2009

Continua la campagna elettorale

Continua la campagna elettorale per le europee e la Provincia...
tra feste, frizzi, lazzi, megamanifesti, volantini, cene offerte, candidati poco attendibili (in alcuni casi addirittura comici), promesse non mantenibili ed ore ed ore di chiacchiericcio inutile.
A nessuno che venga in mente invece di "FARE POLITICA" !
A nessuno che venga in mente di prendere i candidati, farli sedere attorno ad un tavolo e chieder loro di illustrare le proprie sensibilità, i propri programmi, farli discutere di problemi, chiedere le loro storie e, nel caso avessero avuto incarichi, farsi anche dire come li abbiano o li stiano portando a termine.
A nessuno, in parole povere, viene in mente di chieder loro di far POLITICA (probabilmente perchè si da per scontato che non sarebbero in grado di farla).
E' una "campagna comica" che sotituisce quella politica.
Ovviamente non è mia intenzione generalizzare e, comunque, anche tra i vari "inadeguati" può esserci notevole differenza...
...nel "mucchio" salverei al massimo un paio di candidati, concedendogli prospettiva di crescita.
(continua)

lunedì 18 maggio 2009

da www.lecceprima.it

Quando si dice la coerenza

DOMENICA DI APPUNTAMENTI ED ESORDI. “LA PRIMA” DI RIA

Domenica di appuntamenti elettorali con molti esordi pubblici dei big. Sarà soprattutto la “prima” di Lorenzo Ria, il deputato ex Pd, migrato nel gruppo misto e ora vicino al Pdl di Fitto, che ha assicurato il proprio sostegno al candidato alla presidenza della provincia di Lecce, Antonio Gabellone, suo amico di lunga data fin dai tempi della Dc. Ria esordirà nella piazza di Corigliano d’Otranto, accanto al ministro Fitto e a Gabellone, nella città amministrata dalla moglie, Ada Fiore, rimasta nelle file del Pd, in un confronto familiare a distanza sui generis. Ma l’esordio di Ria non rappresenta l’unico motivo di interesse di una domenica ricca di appuntamenti elettorali: con lui compiono la prima uscita elettorale due big, a lungo considerati, alternative alla candidatura alla presidenza della provincia, poi affidata a Gabellone, e, cioè, Francesco Bruni, già sindaco di Otranto, che nella sua città incontrerà in piazza De Donno, i simpatizzanti del centrodestra, alla presenza di Fitto e del vice coordinatore provinciale Pdl, Saverio Congedo; ma c’è anche Silvano Macculi, presidente dell’Ato Le 2 e candidato nel collegio di Scorrano, che, nella cornice del Palazzo Marchesale di Botrugno, si presenterà agli elettori.

Appuntamenti elettorali anche per il centrosinistra, con Loredana Capone che sta presentando in queste ore, in Via Umberto I sul piazzale adiacente Palazzo dei Celestini, le cinquanta donne candidate nelle otto liste della coalizione, dopo aver già presentato nei giorni scorsi i candidati della lista “Salento C’è” e quella composta da Giovanni Pellegrino. Interessante, ad Otranto, il contemporaneo battesimo del candidato del Pdl, Bruni, e dell’apertura del comitato elettorale della giovane candidata nel collegio del Pd, Lavinia Puzzovio, attuale consigliera alle pari opportunità.

Giornata di appuntamenti anche per Adriana Poli Bortone e per Io Sud: alle ore 17, all’Hotel L’Approdo di Santa Maria di Leuca incontro con il candidato Carlo Protopapa e gli imprenditori locali; alle 18.30 ad Ugento incontro con amici e simpatizzanti; alle 20 comizio nella piazza di Presicce e alle 21 a Specchia. Il tour elettorale della Poli si chiuderà a Galatina dove alle 22 sarà inaugurato il comitato elettorale di Piazza Alighieri del candidato Giancarlo Coluccia. Quest’ultimo ribadisce il proprio messaggio ai suoi concittadini: “Scegli il Sud. Una scelta di orgoglio”.

E, intanto, Adriana Poli Bortone ha presentato al Presidente del Consiglio un’interrogazione che ha come oggetto il presidente venezuelano, Chavez: “Considerato – si legge - che secondo quanto annunciato dal Presidente venezuelano Chavez ‘Non c’è terra privata, ci può essere gente che la occupa, ma se la occupa senza produrre allora perde il diritto d’occuparla e quindi la legge dev’essere implacabile; la terra è per sua natura di tutti, come i fiumi e l’aria’; considerato che questa delirante politica in materia di proprietà ha già comportato la confisca, da parte del “governo” Venezuelano di oltre 2,5 milioni di ettari posseduti da incolpevoli cittadini; considerato che la confisca dei terreni viene utilizzata dal Chavez come vero e proprio strumento di ricatto verso chi si oppone alla sua politica; considerato che tra i molti, oramai ex, proprietari terrieri ai quali è stata sottratta la terra risultano esserci molti nostri connazionali, soprattutto del Mezzogiorno d’Italia, emigrati in Venezuela durante gli anni 60; considerato che quelle terre costituiscono il frutto di duro lavoro e della caparbietà di nostri emigranti si chiede al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Esteri se intende ed in che modo intervenire per fermare questa inopinata sottrazione di terreni da parte del governatore Chavez e se non sia il caso di intraprendere un contenzioso internazionale con il Venezuela al fine di tutelare il lavoro e gli sforzi di tanti nostri concittadini”.

E ieri sera, a Lecce, presso l'Hotel President, è stata presetanta la lista dei Popolari Udeur, che sostiene la candidatura di Antonio Gabellone alla presidenza della Provincia. Presenti, tra gli altri, il vicesegretario nazionale del partito, Antonio Buccoliero, il segretario provinciale, Paolo De Santis, e lo stesso Gabellone. “Questi sono gli uomini e le donne – ha dichiarato Buccoliero -che danno anima ad una lista, che intende porsi in una dimensione di ascolto e di accoglienza, senza arroganza e presunzione, ma con la semplicità e la disponibilità di chi intende conoscere a fondo il problema, per cercare, nella condivisione e nel confronto, la strada che conduca alla soluzione migliore. Quello dell'ascolto e del dialogo sarà, allora, il nostro primo passo, quello che stiamo già compiendo giorno per giorno, in ogni comune, in ogni piazza della nostra terra. Puntiamo ad una campagna elettorale di valore, lontana dalle luci della polemica e degli insulti, degli affondi e delle menzogne. L'Udeur viene spesso, in questo concitato periodo di campagna elettorale, tirato per la giacchetta, chiamato in causa da qualche avversario solo per il piacere di polemizzare. Sarebbe semplice, estremamente facile, rispondere alle polemiche, scegliere dal vocabolario degli insulti il termine “ad effetto” per zittire l'avversario. È difficile, invece, essere impermeabile alle parole offensive e guardare avanti, al di là dell'ostacolo, ma è quello che possiamo e vogliamo fare, perchè il bene a cui puntiamo, la crescita della nostra terra, non può fondarsi sui discorsi vuoti e le polemiche sterili.

Siamo pronti, in ogni momento, a confrontarci sui problemi che riguardano la nostra Provincia, in un'ottica di assoluta correttezza e di sincero rispetto verso quanti la pensano in maniera diversa da noi. Siamo interessati ai programmi, perchè sui programmi saremo chiamati a rispondere subito dopo il 7 giugno. A questo siamo interessati e intendiamo dimostrarlo subito, riservando un'attenzione particolare alle “periferie”, non solo quelle di Lecce, ma anche alle tante periferie della nostra provincia”. Il consigliere Buccoliero, dopo aver ribadito la necessità di infrastrutture, dalla cantierizzazione della statale 275 ad un porto turistico nella zona di Tricase, ha poi sottolineato l'importanza della sicurezza. “Non potrà mai esserci una reale crescita del territorio – ha dichiarato – se viene a mancare la sicurezza. La politica deve avere la lungimiranza di accompagnare questi delicati percorsi, sostenendo l'impegno di quanti, ogni giorno, nelle piccole e grandi scelte quotidiane, oppongono il loro netto rifiuto ad ogni forma di illegalità, di sopraffazione e di violenza”.

E intanto, un appello arriva dal consigliere comunale del Centro moderato Woytek Pankiewicz: non sottovalutare le elezioni europee. “Mancano tre settimane alle elezioni del Parlamento Europeo e, purtroppo, devo rilevare che, mentre c’è un enorme attenzione per le elezioni provinciali e per le vicende del Comune di Lecce, per il voto europeo c’è un diffuso disinteresse. Ciò non va bene. In caso sussistessero dubbi sulla loro importanza, occorrerà tener presente che le decisioni dei deputati al Parlamento Europeo hanno ripercussioni dirette sulla nostra vita quotidiana. Infatti, le auto che guidiamo, l’aria che respiriamo, il cellulare che abbiamo in tasca, il cibo che mangiamo, l’acqua che beviamo, i voli che prenotiamo, i giochi che acquistiamo, il carburante che consumiamo, i rifiuti che gettiamo e tante, tante materie ancora sono disciplinate, per quanto riguarda gli standard, le tariffe, la sicurezza da normative comunitarie approvate dai deputati del Parlamento Europeo. Ecco perché – dice il consigliere - occorre prestare la massima attenzione anche alle elezioni europee selezionando i candidati migliori. Personalmente sosterrò Raffaele Baldassarre, esponente di spicco del Pdl, perchè ritengo che, con la sua preparazione politica, la sua esperienza, la sua cultura, potrebbe fare molto bene per l’Italia e per il Sud”.

mercoledì 13 maggio 2009

Silvio, l'iracondo - di Pino Corrias


Sarà che dorme tre ore per notte
(“per altre tre faccio l’amore”, dixit), sarà che ultimamente gli è andato di traverso tutto:
la gita a Casoria dalla bimba, il campionato del Milan, le passeggiate elettrorali tra le salme e le macerie a L’Aquila, la festicciola l’altra sera a Sharm El Sheik dal suo amico Umberto Smaila, e pure il benedetto matrimonio con Veronica, ma da qualche settimana il Cavaliere non è più lui. Ride tirato persino da Vespa.
Per il resto gira funereo, reagisce irascibile, litiga con tutti.
Con l’Onu e con i vescovi per il respingimento degli immigrati.
Litiga con il presidente Giorgio Napolitano che gli proibisce di nominare ministro della Sanità il suo medico personale Ferruccio Fazio, scienziato della nidiata San Raffaele.
Litiga con il ministro Giulio Tremonti che se ne frega dei miliardi promessi dal Cavaliere ai terremotati (prima 6, poi 8, poi 12) e gliene concede uno solo subito, altri 4 nei prossimi 24 anni, niet su tutto il resto, addio al Ponte sullo Stretto.
Litiga con il presidente della Camera Gianfranco Fini per le nomine Rai (che al momento saltano) per le veline, che dovuto ritirare, per gli sbarchi, per i decreti legge, e per tutte le forzature costituzionali che invece continuano.
Litiga con la Lega per il suo appoggio al referendum elettorale, ideato dall’astuto Mariotto Segni, che se approvato rischierebbe di consegnargli definitivamente l’intera Italia.
Litiga persino con Paolo Guzzanti, giornalista, imitatore, senatore azzurro, che dopo una decina d’anni di velluti rossi e penombre si è accorto della mignottocrazia imperante in quegli stessi paraggi, coerente, dice lui, con la prossima deriva autoritaria del suo (ex) leader.
Non placa l’ira di Silvio neppure la sua mitologica biografia a colori, appena varata dall’amico Vittorio Feltri, quello di Libero.
E’ tutto roba vecchia, edulcorata e farlocca, ma lucidata come nuova.
Lo stile è pura Corea del Nord.
Irresistibile persino ai depressi.
Parte da Silvio bimbo che gioca con un telefono e la didascalia che recita: “Gli piaceva giocare con il finto telefono. “Oggi - dice il presidente del Consiglio - quello vero suona in continuazione e mi diverte molto meno”.
Le immagini sono da antologia. Il senno è quello di Renato Farina, giornalista e agente segreto, che annuncia il suo “Silvio visto da vicino”, cosi’ vicino da condividerne “comuni amicizia, letture, ideali”. Specialmente ideali. E tanta stima. Tanta lealtà da osare, talvolta, di “dirgli di levarsi il prezzemolo dai denti”. Lealtà odontoiatrica. (da Voglio Scendere)

La monnezza scomparsa della Campania? E' finita in una discarica ABUSIVA di un mafioso

La monnezza scomparsa della Campania?E' finita nella discarica di Ferrandelle
Una squadra di attivisti di Legambiente è riuscita a compiere un sopralluogo a Ferrandelle, una località che si trova tra i comuni di Casal di Principe, Santa Maria La Fossa e Grazzanise.

Ecco le immagini e il servizio che documentano come i rifiuti scomparsi dalle città della Campania siano tenuti 'sotto sorveglianza' in una grande discarica a cielo aperto, in un'area completamente recintata. L'area, dichiarata sito di interesse strategico nazionale e strettamente vigilata, era stata confiscata al boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. Doveva diventare una fattoria, invece è stata requisita dal Commissario straordinario per i rifiuti. E ora ospita, secondo le stime di Legambiente, almeno un milione di metri cubi di rifiuti indifferenziati

Sono finiti a Ferrandelle i rifiuti scomparsi dalle città della Campania. Una località che si trova tra i comuni di Casal di Principe, Santa Maria La Fossa e Grazzanise. Sono tenuti sotto stretta sorveglianza in un'area completamente recintata. Nessuno si può avvicinare più di tanto perché tutto il perimetro è stata dichiarato sito di interesse strategico nazionale e c'è una vigilanza molto attenta che allontana tutti quelli che cercano di guardare più da vicino.Ieri notte una squadra di attivisti di Legambiente, guidati dal direttore dell'associazione ambientalista, Raffaele Del Giudice, sono arrivati sul posto per fare "un sopralluogo". "Ci sono montagne di rifiuti ammassate senza alcun controllo sui possibili danni sanitari e ambientali – spiega Del Giudice – mentre continua ad arrivare quotidianamente la monnezza da ogni parte della Campania". L'area dove sono depositati i rifiuti fu sequestrata al boss Francesco Schiavone, Sandokan, ed affidata al Consorzio Agrorinasce per farne una fattoria di prodotti tipici. Ma, nonostante l'avvio dei primi lavori per dare vita all'iniziativa, il terreno fu requisito in piena emergenza rifiuti. I sindaci di Santa Maria La Fossa e Grazzanise, poco più di un anno fa, guidarono una clamorosa protesta alla testa delle popolazioni locali. Dopo un braccio di ferro con il Commissario per l'emergenza rifiuti, diedero il via libera alla costruzione di due piazzole che dovevano "ospitare" all'incirca 90 mila metri cubi di rifiuti. Ma in via temporanea e con l'impegno a bonificare il sito entro breve tempo. "Qui ce ne sono almeno un milione di metri cubi di rifiuti – spiega il professor Stefano Tonziello, di Legambiente - e continuano a crescere giorno dopo giorno, perché l'emergenza non è finita, ma è stata solo spostata dalle città.
Qui arrivano rifiuti "tal quale", cioè senza essere selezionati a monte. E dunque non potranno mai essere bruciati nell'inceneritore di Acerra. Inceneritore che, peraltro, ora è in pieno collaudo e per vederlo operativo se ne parlerà almeno tra sei mesi." Nell'area tutt'intorno vi sono caseifici, allevamenti di bufale, campi coltivati a foraggio, pescheti, ortaggi, fragole, irrigati con le falde acquifere inquinate. Poco più in là, vi sono almeno altre sei discariche. Qualcuna dismessa, ma non morta definitivamente. "Forse il vero miracolo di Berlusconi – aggiunge Tonziello – è quello di aver messo a tacere tutto e tutti. Qui, lasciatemi usare il paradosso, è tutto fuorilegge per legge. Se queste cose le avessero fatte i privati, si sarebbero aperte sicuramente le porte del carcere. Tenere in questo modo i rifiuti è da criminali. Senza considerare che tra poco con l'arrivo della stagione calda, tutt'intorno l'aria sarà irrespirabile, ma ci sarà anche un pericolo sanitario immediato per la salute delle persone". Non lontano da qui, a Santa Maria La Fossa, dovrebbe sorgere anche l'altro inceneritore previsto in Campania. Nei campi intorno a Ferrandelle, intanto, la vita scorre come sempre: I contadini sui trattori, gli immigrati nei campi a lavorare, il foraggio che cresce rigoglioso, il percolato che continua a scorrere nella falda acquifera e le montagne di rifiuti che continuano a crescere.
(12 maggio 2009) da Repubblica

CENTRALI NUCLEARI: tutte in Puglia, Piemonte e Sardegna


Centrali in Puglia, Sardegna e Piemontecontro i rischi di terremoti e inondazioni
La mappa dell'Enea. L'innalzamento dei mari mette fuori gioco larghi tratti di costa di MAURIZIO RICCI
ROMA - In Sardegna, dalle parti di S. Margherita di Pula a sud. O anche sulla costa orientale, fra S. Lucia e Capo Comino. O più giù, davanti a Lanusei, alla foce del Rio Mannu. In Puglia, sulla costa di Ostuni. Lungo il Po, dal vercellese fino al mantovano, dove già esistevano le centrali di Trino e di Caorso. I siti dove localizzare le nuove centrali sono pochi e rischiano di essere molto affollati. Nei prossimi mesi, dovranno essere stabiliti i parametri, in base ai quali decidere dove collocare le future centrali. Sarà una fase di intenso mercanteggiamento con le autorità e le comunità locali, ma i margini di manovra sono ristretti anche dalla particolare conformazione geologica e costiera italiana. Si può partire dalla mappa dei possibili siti che il Cnen (poi diventato Enea) disegnò negli anni '70. E' una mappa, però, largamente superata dagli eventi. In molte aree si è moltiplicata la densità abitativa, che il Cnen considerava un parametro sfavorevole. Soprattutto, è cambiato il rapporto con l'acqua. Le centrali hanno bisogno di molta acqua per raffreddare i reattori (questa acqua circola, naturalmente, fuori dal reattore) e, per questo vengono, di solito, costruite vicino ai fiumi o al mare. Il rischio, quando si tratta di fiumi, sono le piene, più frequenti negli ultimi decenni. Ma è un pericolo relativo: la centrale di Trino Vercellese, sette metri sopra il livello del Po, è sopravvissuta all'asciutto a due piene catastrofiche. Il problema, in realtà, non è troppa acqua, ma troppo poca. Il riscaldamento globale sta diminuendo la portata dei fiumi e c'è il dubbio che, in estate, la portata del Po non sia sufficiente per il raffreddamento delle centrali, mentre, contemporaneamente, si acuisce il problema di salvaguardare le falde acquifere, ad esempio in una zona di risaie, come il vercellese.
L'alternativa sono le coste e l'acqua del mare. Ma il riscaldamento globale innalzerà progressivamente, nei prossimi decenni, il livello dell'Adriatico, del Tirreno e dello Jonio, ponendo a rischio allagamento centrali costruite per durare, mediamente, una cinquantina d'anni. Il Cnen, ad esempio, aveva indicato fra le aree più idonee il delta del Po e quello del Tagliamento, nell'Adriatico settentrionale. Ma il suo successore, l'Enea, definisce tutta la costa adriatica a nord di Rimini come la zona italiana a più alto pericolo di allagamento, con un innalzamento - minimo - del livello del mare di 36 centimetri. In effetti, quest'altra mappa dell'Enea ripercorre gran parte della costa italiana. Sia Piombino che l'area della vecchia centrale di Montalto di Castro, nel Lazio, ad esempio, scontano un innalzamento minimo del livello del mare di 25 centimetri. E lontano dalle coste? Qui, il problema sono i terremoti. Sono poche, come mostra la storia recente e meno recente, le zone italiane esenti dal rischio sismico. Secondo la carta dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, davvero al riparo dai tremori della terra ci sono solo, oltre alla Sardegna, l'area di confine fra Piemonte e Lombardia e l'estremo lembo della Puglia. Naturalmente, una centrale può essere costruita con le più avanzate tecniche antisismiche. Qui, però, il problema non è tanto - o soltanto - l'eventualità di uno scuotimento catastrofico, che spacchi il reattore e riversi all'esterno la radioattività. Il problema sono fenomeni che compromettano il funzionamento del reattore. In Giappone, la più grande centrale atomica al mondo (Kashiwazi-Kariwa, non lontana da Tokyo) è ferma da due anni, in seguito ad un terremoto. L'impianto era stato costruito per reggere terremoti fino al grado 6 della scala Richter, ma si è rivelato un parametro ottimistico. Il terremoto del 2007 è stato pari a 6,8 gradi, una differenza enorme: dato che la scala è logaritmica, un grado in più significa un terremoto trenta volte più distruttivo. Non ci sono stati pericoli alla salute pubblica o fughe di radioattività, ma la Tepco (Tokyo Electric Power) ha dovuto, dal luglio del 2007, fermare i reattori, con un danno economico di quasi 6 miliardi di dollari, solo nel primo anno. Solo in questi giorni la Tepco si prepara a riavviare uno degli otto reattori della centrale. Se sovrapponete la mappa dell'Enea sull'allagamento delle coste a quella dell'Istituto di geofisica, le aree a totale sicurezza (a prescindere dagli altri possibili parametri) che ne risultano sono quelle poche zone della Sardegna, della Puglia e del corso del Po. Qui, presumibilmente, si dovrebbero concentrare le centrali del piano nucleare italiano. Ma quante? Il governo ha finora parlato di quattro centrali. L'obiettivo dichiarato, tuttavia, è arrivare a soddisfare, con il nucleare, il 25 per cento del fabbisogno elettrico italiano. Le quattro centrali di cui si è, finora, parlato, arrivano, però, a poco più di un terzo. Secondo le previsioni della Terna, che gestisce la rete italiana, infatti, il fabbisogno elettrico italiano richiederà, già nel 2018, una potenza installata di 69 mila Megawatt. Le quattro centrali prospettate - che, peraltro, anche nell'ipotesi migliore, sarebbero completate 7-8 anni più tardi del 2018 - ne offrono solo 6.400, cioè il 9,2 per cento. Per arrivare al 25 per cento del fabbisogno, occorrono 17.500 Megawatt di potenza, quasi il triplo. In buona sostanza, per centrare quell'obiettivo non bastano quattro centrali da 1.600 Mw, come quelle ipotizzate finora. Ce ne vogliono 11. Tutte in Sardegna, Puglia e Piemonte? E a quale costo? L'industria francese calcola, oggi, per la costruzione in Francia di una centrale tipo quelle italiane, un costo minimo di 4,5 miliardi di euro. I tedeschi di E. On scontano, per la costruzione di una centrale analoga, in Inghilterra, un costo di 6 miliardi di euro. Se si ritiene più attendibile, nel caso italiano, la valutazione di E. On per la centrale inglese, il costo complessivo dei quattro impianti italiani sfiora i 25 miliardi di euro. Per 11 impianti, da varare in rapida successione, si arriva vicini a 70 miliardi di euro, una cifra superiore al 4 per cento del prodotto interno lordo nazionale.
(13 maggio 2009)


da Repubblica


-------


PS: la follia dei nostri politici non ha pari.

martedì 12 maggio 2009

Considerando che...

...gli amministratori Tavianesi pare non abbiano intenzione alcuna di occuparsi del problema randagismo e, quindi, come sempre tocca a persone sensibili prendersi carico di tematiche pesantissime...
CHIEDO
a tutti coloro che possono "donare" per i cani randagi, feriti, torturati, seviziati, ecc. di "fare qualcosa" che possa aiutare le persone sensibili che quotidianamente si occupano di loro
...ma che, con la terribile crisi in atto,
non riusciranno ancora a lungo ad aiutarli.
I pittori potranno proporre un proprio quadro, i disegnatori idem,
gli artigiani una propria lavorazione, ecc.
(i candidati cosa potrebbero fare ?!!!)
Per favore aiutateci ad aiutare esseri torturati, senza voce e senza voto.



Queste non sono immagini recentissime, ma vi garantisco che attualmente accade anche di peggio.

lunedì 11 maggio 2009

...mi sono chiesto: anche se avessi vari candidati apprezzabili...come mi regolerei sulla scelta ?

http://pensieriliberidicarlopalese.blogspot.com/

I candidati di Taviano...

a sostegno di Antonio Gabellone:
Rocco Antonio Margiotta (Salento Tricolore), Buellis Antonio (Patto Per il Salento), Laterza Silvio (Azzurro Popolare), Primiceri Giorgio Antonio (Pdl Berlusconi per Gabellone), Russo Antonio (Salento Libero), Guida Giuseppe (Progetto Provincia – Lista del presidente), Leonardo Tunno (La Puglia Prima di Tutto), Felline Enzo Maria Pantaleo (Insieme per il Salento), De Marco Massimo Andrea (Udeur-Popolari).

a sostegno di Adriana Poli Bortone:
Casarano Claudia (Io Sud), Rainò Fabrizio (Cento Città), Rizzo Stefano Salvatore (Salento in Movimento), Sivalli Gianni (MS-DI), Coronese Riccardo (Verso il Partito della Nazione), Romano Massimiliano (UDC).

a sostegno di Loredana Capone:
Francesco Mosticchio (Pd), Maria Rosaria di Mattina (Salento c’è), Tommaso Romano (Lista Pellegrino), Giorgio Montunato (Democratici e riformisti), Danilo Manni (Partito Socialista), Donato Giorgio Muci (Sinistra per il salento), Vito D’argento (Socialismo 2000, Rifondazione e Comunisti Italiani), Sergio Romeo (Italia dei Valori).

venerdì 8 maggio 2009

La questione IMMORALE - di Peter Gomez

Il vice-disastro si è svegliato.
Da qualche giorno il segretario del Pd, Dario Franceschini, sembra tutt'altra persona.
Sarà stato per il quotidiano dei vescovi "L'Avvenire", che ha messo nero su bianco il proprio disappunto per la passione del nostro attempato premier per le teenager, o sarà stata la prospettiva di perdere altri consensi in favore dell'astensione o dell'Italia dei Valori, ma per la prima volta Franceschini assomiglia a un leader dell'opposizione.
Della svolta non si può che essere felici.
Fare opposizione, infatti, non è difficile. Bisogna essere solo puntuali, precisi, e soprattutto costanti. Alle parole della maggioranza vanno contrapposti i fatti: il prezzo dei biglietti aerei sulla tratta Milano-Roma, gestita dall'italiana (si fa per dire) Cai, aumentati in media del 25 per cento; l'inceneritore dei rifiuti di Acerra che, inaugurato in pompa magna dal Cavaliere, comincerà a bruciare rifiuti solo il prossimo gennaio; i fondi stanziati per la ricostruzione in Abruzzo assolutamente insufficienti; le derive xenofobe di parte della maggioranza che proprio oggi con uno dei suoi più noti esponenti, il leghista Matteo Salvini, ha proposto nel più puro stile Ku Klux Klan posti riservati sulla metropolitana per i milanesi purosangue. Bisogna poi ricordare - di continuo - che il divorzio tra il settatatrenne Berlusconi e Veronica Lario non è più una faccenda privata visto che la futura ex moglie ha accusato il Cavaliere di «frequentare minorenni». Riuscirà, dunque, Franceschini a proseguire per questa strada? Personalmente ne dubito. Certo, il fatto che il Pd parli finalmente con una voce unica (la sua) è già un bel risultato. Ma per battere per mesi, anzi per anni, questi tasti è necessario essere credibili. E se anche Franceschini lo è (o almeno non può essere accusato di satirismo - la versione maschile della ninfomania - o di disonestà evidente) non lo è il suo partito. È inevitabile, infatti, che all'elencazione dei disastri dei berluscones, sempre più spesso nascosti dai media, la maggioranza finisca per contrapporre quelli dei democratici. Pensate solo a quali formidabili argomenti è oggi costretto a rinunciare il centro-sinistra. Nessuno in quelle fila può parlare di questione morale, magari per ricordare come nel governo siedano numerosi imputati e condannati per tangenti o per aver favorito reati ambientali, perché la questione morale nemmeno nel Pd è stata affrontata. Nessuno può ricordare l'intreccio sempre più forte tra finanza-politica e industria, dopo che, nel 2005, alcuni leader della sedicente sinistra sono stati pizzicati in flagrante mentre facevano di tutto per favorire l'Unipol di Gianni Consorte.L'opposizione di Franceschini è insomma necessariamente limitata. Per questo c'è da augurarsi che il congresso del Pd di ottobre si risolva in un bagno di sangue (per i vecchi apparati). E che finalmente quel partito si ricordi di avere un codice etico decidendo di applicarlo. Altrimenti si continuerà a vivacchiare attendendo Veronica o la dipartita (magari per over-dose di Cialis) del suo futuro ex marito. Un po' poco perché il centrosinistra possa sperare di tornare al governo nei prossimi dieci anni.

sabato 2 maggio 2009



In Italia libertà dell'informazione sempre più ridotta

«In Italia libertà dell'informazione sempre più ridotta»
L'Italia è il fanalino di coda d'Europa in termini di libertà di stampa, in buona parte per la «situazione anomala a livello mondiale» sul piano della proprietà dei media. L'allarme arriva dall'organizzazione americana Freedom House, che nel proprio rapporto annuale sullo stato di salute degli organi d'informazione retrocede il nostro paese e punta l'indice sul ruolo del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

«Il suo ritorno nel 2008 al posto di premier ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida», spiega Karin Karlekar, la ricercatrice che ha guidato lo studio, anticipando il rapporto ufficiale 'Freedom of the Press 2009' che verrà presentato al Newseum, il museo dell'informazione e del giornalismo a Washington.
La classifica globale sulla libertà di stampa, relativa a 195 paesi, è diventata da anni uno dei principali prodotti di Freedom House, un'organizzazione non-profit indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo, che ebbe come prima presidente Eleanor Roosevelt.Per il settimo anno consecutivo, la libertà dei giornalisti di fare il loro lavoro è diminuita nel mondo, secondo i ricercatori americani.
Solo il 17% della popolazione mondiale vive oggi in paesi dove esiste una stampa che viene ritenuta pienamente libera. Freedom House assegna ai paesi una 'rating' che va da 0 (i più liberi) a 100 (i meno liberi) sulla base dell'analisi dell'ambiente legale, politico ed economico in cui lavorano i media.
L'Italia è scesa dalla fascia alta, quella dei paesi liberi, alla fascia intermedia dei paesi «parzialmente liberi», con un rating di 32 che ne fa l'unico paese dell'Europa occidentale ad essere stato degradato. Solo la Turchia, se viene considerata come parte dell'Europa occidentale, risulta messa peggio. «Le cause della nostra decisione - afferma la Karlekar - sono legate all'aumento del ricorso ai tribunali e alle denunce per diffamazione, e anche all'aumento di intimidazioni fisiche ed extralegali da parte sia del crimine organizzato, sia di gruppi di estrema destra. Ma la concentrazione della proprietà dei media è il motivo principale del nostro voto e il problema principale dell'Italia, da questo punto di vista, è rappresentato dalla figura del premier»Freedom House afferma di non aver rilevato al momento segnali di attacco alla libertà dei media da parte del governo «come negli anni 2005 e 2006», ma Karlekar ritiene che per l'Italia sia urgente «affrontare il nodo della concentrazione dei media nelle mani di un solo magnate: è un caso unico al mondo». La libertà di stampa sembra radicata soprattutto nel nord d'Europa e nei paesi scandinavi: Islanda, Finlandia, Norvegia, Danimarca e Svezia occupano le prime cinque posizioni mondiali per il rapporto. I peggiori sono invece Corea del Nord (98), Turkmenistan, Birmania, Libia, Eritrea e Cuba. Come tutte le classifiche, anche quella di Freedom House non è stata ovviamente in questi anni esente da critiche metodologiche, soprattutto per la tendenza spesso a considerare “liberi” paesi che semplicemente non hanno alcuna regolamentazione dei media.