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venerdì 9 dicembre 2011
Andrea Feltri - Criminologo Clinico- Intervista sullo Stalking
Intervista a cura della Dott. Gioia Salvatore (giornalista)
al dott. Andrea Feltri (Criminologo)
apparso su "Il giornale D'Abruzzo"
Cos’e’ lo stalking?
Stalking , ovvero “sindrome del molestatore assillante” è un termine di lingua anglofana che indica una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo che affligge un'altra persona, perseguitandola ed ingenerando stati di” ansia e paura”, che possono arrivare a comprometterne il normale svolgimento della quotidianità.
Letteralmente stalking significa "fare la posta", si manifesta attraverso una serie di comportamenti basati sulla comunicazione e/o sul contatto, ma in ogni caso connotati dalla ripetizione, insistenza e intrusività;
In altri termini, è un’insieme di molestie essenzialmente psicologiche che si esplica con comportamenti persecutori, atteggiamenti minacciosi e di controllo nei confronti di una o più persone. Di conseguenza,tali agiti generano nella vittima paura, ansia e preoccupazione, ne violano la privacy e può rappresentare un pericolo per l’incolumità personale. La persecuzione avviene solitamente mediante reiterati tentativi di comunicazione verbale e scritta, appostamenti ed intrusioni nella vita privata.
Le vittime dello stalking sono donne o anche uomini?
“Generalmente per una persona, essere amata e' un bisogno superiore a quello di amare, senza però, arrivare . . . . all'ossessione”
Lo stalking può nascere come complicazione di una qualsiasi relazione interpersonale e pertanto, chiunque può esserne vittima.
Le vittime di questi” atti intrusivi e persecutori” interessano chiunque e di entrambi i sessi. Ci sono persone, e intendo donne e uomini, che nel loro percorso di vita hanno, sfortunatamente, trovato chi le ha corteggiate in modo insistente, oppure anche solo per poco tempo importunate in autobus, al bar ed in altri luoghi pubblici, presentandosi, guarda caso, "sempre" nei momenti in cui queste erano presenti.
A volte, trovare questi soggetti nei posti che solitamente si frequenta come ad un bar a prendere un caffè, o magari nello stesso bus per recarsi a fare la spesa oppure al lavoro, si ritiene questa "una mera casualità".
Ma tutto ciò che sembra all'inizio del tutto casuale, a volte cambia aspetto e diventa una vera e propria "OSSESSIONE".
Quanto e’ presente questo fenomeno in Italia?
Da una nota (del 2009) del Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna
“In Italia le denunce sono state quasi cinquemila e gli arresti ottocento”. Da una ricerca dell'O.N.S.- Osservatorio Nazionale sullo Stalking- un italiano su cinque ne è o ne è stata vittima.
Per l'75%, le vittime sono donne, anche se sono in crescita le richieste d'aiuto da parte degli uomini.
All'O.N.S le richieste di sostegno da parte di vittime maschili sono passate
dal 10 al 25%. .
Quindi la maggioranza dei comportamenti assillanti vengono messi in atto da partner o ex-partner di sesso maschile con un’età compresa tra i 18 ed i 25 anni (il 55% dei casi) quando la causa è di abbandono o di amore respinto o superiore ai 40-45 anni quando ci si trova di fronte ad una separazione o ad un divorzio.
Ad ogni modo, bisogna comunque tener conto del fatto che queste percentuali sono basate sulle denunce e segnalazioni che le vittime hanno fatto e, pertanto, non tiene conto della presenza del “numero oscuro”
Internet favorisce questi comportamenti ossessivi?
Senza ombra di dubbio, anche la scelta di "colpire" attraverso internet (cyberstalking), mediante posta elettronica e face book sta aumentando vertiginosamente, perché permette al molestatore di infastidire la vittima in qualsiasi momento, velocemente e a basso costo, restando nell'anonimato. Una definizione universale condivisa e codificata di questa molestia non vi è ancora, ma la caratteristica peculiare è quella di una persecuzione ossessiva che sostanzialmente ricalca i comportamenti fastidiosi o minacciosi che vengono commessi dal molestatore nella vita reale (come pedinare una persona, fare innumerevoli telefonate, ecc . .) con la differenza che le succitate condotte vengono “traslate” nel mondo virtuale ( informatico/telematico).
Cosa spinge lo stalker a comportarsi cosi?
Ripeto, le cause di questi atteggiamenti “patologici” possono essere diverse, ma spesso si traducono in casi di abbandono o di amore respinto (le vittime più giovani) o per separazione o divorzio. Il movente sembra essere dato dal fatto che lei/lui volesse lasciarlo e che lui/lei non accettasse questa separazione.
Sicuramente da un punto di vista psicologico, una personalità debole o non ancora ben formata e che, per la paura di essere abbandonati, magari come ripetizione di esperienze infantili precoci di separazioni avvenute, si lega in maniera ossessiva a qualcuno. Lo stalker, quindi , sviluppa disturbi relazionali legati ad eventi traumatici e che manifestano un gran bisogno di “affetto”.
Inoltre è stato costatato che circa il 58% del campione delle persone che agiscono con condotte moleste e violente ha vissuto almeno una volta nella loro vita un abbandono/separazione o lutto di una persona cara non elaborato.
Si sottolinea quindi la possibile esistenza e persistenza nel soggetto stalker di un modello di attaccamento insicuro, per cui il soggetto non può fare a meno dell'altra persona, la quale diventa funzionale per la propria esistenza.
Ma vediamo in breve cos’è “ l’attaccamento”. Esso non è altro che la tendenza della persona a strutturare dei legami affettivi con persone significative, la cui perdita può produrre disagi emotivi e disturbi di personalità, sia nel bambino che nell’adulto. Lo stile di attaccamento è una relazione importante che si struttura tra il bambino e la persona che si prende cura di lui, èd è sicuramente la matrice delle relazioni che strutturerà nell’arco della sua vita.
Quale deve essere l’atteggiamento migliore per scoraggiare il “molestatore”?
Dal momento che non tutte le situazioni di stalking sono uguali, non è possibile generalizzare facilmente delle modalità comportamentali di difesa che devono essere adattate alle circostanze e alle diverse tipologie di persecutori.
Innanzitutto, inutile negare il problema. Spesso, dal momento che nessuno vuole considerarsi una “vittima”, si tende a evitare di riconoscersi in pericolo, finendo per sottovalutare il rischio e aiutando così lo stalker.
Il primo passo è allora sempre quello di riconoscere il problema e di adottare delle precauzioni maggiori rispetto a quelle adottate dalle persone che non hanno questo problema. Occorre informarsi sull’argomento e comprendere i rischi reali, seguendo dei comportamenti volti a scoraggiare, quando è possibile, gli atti di molestia assillante, quindi, evitare che il soggetto passivo si cristallizzi nella figura di “vittima” nei riguardi del persecutore.
Se le molestie sono telefoniche, non cambiare numero. Anche in questo caso, le frustrazioni aumenterebbero la motivazione allo stalking. È meglio cercare di ottenere una seconda linea, lasciando che la vecchia linea diventi quella su cui il molestatore può continuare a telefonare, magari mentre azzerate la suoneria e rispondete gradualmente sempre meno.
Per produrre prove delle molestie continue alle forze di polizia, non lasciarsi prendere dalla rabbia o dalla paura e raccogliere più dati possibili delle stesse
Inoltre sarebbe utile mantenere sempre a portata di mano un cellulare in più per chiamare in caso di emergenza.
I casi di stalking riguardano solo le coppie?
Assolutamente no. E’ una realtà di tipo “trasversale”.
Sempre dai dati presentati dall’Osservatorio Nazionale sullo Stalking, nel 55% dei casi gli “atti persecutori” si manifestano nelle relazioni di coppia, nel 25% dei casi nei rapporti di condominio, nel 15% dei casi sul lavoro, a scuola o all’università, e nel restante 5% dei casi in famiglia nel rapporto genitori-figli o tra fratelli e sorelle.
Fino a dove puo’ arrivare uno stalker?
Purtroppo la vittima,a seguito di questi eventi persecutori, rischia di conservare a lungo delle vere e proprie ferite indelebili. In base al tipo di atti subiti e alle emozioni sperimentate possono determinarsi stati d’ansia e problemi di insonnia o incubi, sino a giungere ad un serio quadro clinico di Disturbo Post Traumatico da Stress.
Se rifiutato lo stalker si mostra aggressivo,minaccia, inveisce contro la vittima, ne danneggia oggetti, può arrivare al punto di ledere fisicamente la stessa, sconfinando spesso con la possibilità omicidiaria
Cosa prevede la legislazione attuale?
In diversi paesi del mondo lo” stalking” è considerato reato .
In Italia le condotte tipiche dello stalking sono punite, con la reclusione da sei mesi a quattro anni, dal reato denominato dal codice penale "atti persecutori" (art. 612-bis c.p.). Tale reato è stato introdotto nel nostro Paese con il D.L. 23 febbraio 2009, n. 11,successivamente, convertito in legge 23 aprile 2009, n. 38, promosso dal Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna.
Esso costituisce una sorta di completezza della già esistente norma sulla violenza privata: delinea infatti in modo più specifico la condotta tipica del reato e richiede che tale condotta sia reiterata nel tempo e tale da «cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura» alla vittima.