giovedì 29 gennaio 2009


da Lecce Prima.it

Una tragedia che colpisce come un fulmine due città. Quella d’origine, Taviano, dove aveva la sua famiglia e tutti gli affetti maturati nell’infanzia, e Cento, in provincia di Ferrara, quella adottiva, dove ormai da due anni svolgeva servizio presso la compagnia dei carabinieri, lasciando un vuoto incolmabile nei suoi colleghi.
Alessandro Manzo, 23 anni da compiere a maggio, come tanti salentini era nato in Svizzera, da famiglia di lavoratori poi rientrati nella propria terra.
Ieri pomeriggio, intorno alle 18, è deceduto in un tragico incidente stradale, che ha coinvolto tre mezzi sulla provinciale 255 - un tempo strada statale -, che collega Modena e Ferrara. L’impatto è avvenuto alle porte di San Matteo della Decima, piccola frazione di San Giovanni in Persiceto, comune in provincia di Bologna. Sul posto, oltre alle ambulanze del 118, sono intervenute le pattuglie della locale polizia municipale, per dare un volto ad una dinamica apparsa fin dalle prime battute piuttosto convulsa.
Una persona illesa, un ferito, ma non in pericolo di vita, ed una sola vittima, proprio il giovane militare della provincia di Lecce, il computo dello schianto.
Il 22enne viaggiava a bordo di una Volvo W60. Al momento del sinistro era fuori servizio. Secondo quanto rilevato dalla municipale, l’auto condotta dal 22enne salentino è stata colpita sulla fiancata laterale sinistra da un’Opel Astra che viaggiava in senso opposto.
Un urto molto violento: il resto l’ha fatto l’acqua. Il fondo stradale era infatti bagnato per via di un’insistente piovasco, l’auto del giovane militare è così finita fuori strada, dopo una sbandata, non prima di urtare lievemente contro una Seat Ibiza, il cui conducente è rimasto illeso (più grave l’occupante dell’Astra, ricoverato con fratture).
Nulla hanno potuto i soccorritori. A causa del violento impatto Manzo è morto praticamente sul colpo. “Siamo stravolti dal dolore per la morte di una persona meravigliosa. Un giovane e validissimo carabiniere”.
Con queste parole esordisce il tenente Eliseo Mattia Virgillo, comandante della compagnia di Cento, ricordando la figura di Manzo. “Amato e stimato da tutti noi carabinieri della compagnia di Cento e, così come confermato dalle innumerevoli attestazioni di solidarietà che ci stanno pervenendo in queste ore subito dopo la diffusione della notizia del tragico incidente stradale che ne ha causato la morte, apprezzato e ben voluto anche dalla popolazione centese”. E’ il suo stesso comandante che ripercorre le tappe significative del giovane.
“Il carabiniere Alessandro Manzo, nato in Svizzera il 4 maggio 1986, ha vissuto la sua infanzia e le sua gioventù a Taviano. Dopo essersi diplomato presso l’istituto nautico di Gallipoli, nel 2005 si era arruolato in Marina ed aveva prestato servizio presso la capitaneria di Porto Empedocle.
Nel dicembre del 2006 era riuscito a realizzare il suo sogno: quello di diventare carabiniere, come suo nonno. Dopo aver frequentato il 121° corso presso la Scuola allievi carabinieri di Roma era stato destinato al servizio presso la Stazione Carabinieri di Cento.
Distintosi per le non comuni caratteristiche di umanità, capacità e dedizione professionale, è entrato nei nostri cuori facendosi amare ed apprezzare. Siamo vicini ai genitori, al fratello ed ai parenti”. I funerali di Alessandro Manzo, con gli onori militari, si terranno nei prossimi giorni a Taviano, quando la salma sarà trasferita. A Cento si terrà una messa in suffragio.
Non ci sono parole per simili tragedie.

mercoledì 28 gennaio 2009

Circoli mediatico-giudiziari - PETER GOMEZ

Per una volta bisogna dirlo: avevano ragione Silvio Berlusconi e i suoi quando denunciavano l'esistenza in Italia di un circolo mediatico giudiziario teso a stravolgere la realtà e a condizionare l'opinione pubblica.
La prova?
Quello che sta accadendo in questi giorni intorno alla questione intercettazioni telefoniche. E per capirlo basta leggere con attenzione "Il Giornale".
Giovedì 22 gennaio, il quotidiano di Paolo Berlusconi, titola a caratteri cubitali in prima pagina «Tutto il marcio delle intercettazioni.
Tangenti a pubblici ufficiali, affari con la camorra, lavoretti sporchi per i politici: un pentito svela cosa si nasconde dietro "il grande fratello" dei Pm. Che spesso fa il doppio gioco, rivelando agli inquisiti la presenza di cimici".
Seguono due pagine di articolo in cui si racconta come Vittorio Bosone, il titolare di una delle più importanti ditte private che affittano i macchinari per gli ascolti alle forze di polizia e alle procure, dopo che la sua azienda è andata a carte 48, ha deciso di pentirsi inviando un esposto a molti tribunali in cui si denuncia con nomi e cognomi il malaffare nascosto dietro al business degli ascolti telefonici.
La notizia è verosimile, ma falsa.
Che il mondo degli apparecchi per le intercettazioni noleggiati da privati allo Stato, sia oscuro, è un fatto.
Chi scrive, nel corso degli anni, ha più volte denunciato come il sistema, per come è stato congegnato, sia un sistema a rischio bustarelle; come manchi un albo dei noleggiatori di macchinari; come le varie imprese facciano spesso cartello tra loro per non abbassare i prezzi e come in qualche caso (pochi per fortuna) si siano occupati di intercettazioni anche uomini vicini alla criminalità organizzata.
Una semplice ricerca negli archivi dei giornali permette di scoprire che episodi di questo tipo non mancano e non sono mancati.
Lo stesso Bosone poi si è trovato coinvolto in un'inchiesta su intercettazioni illegali effettuate da un suo dipendente a favore di importanti imprenditori.Il punto però è un altro.
Bosone, che assicura di non avere nulla di cui pentirsi, non è una gola profonda. La denuncia riportata da "Il Giornale" è fasulla: probabilmente si tratta di una sorta di lettera anonima inviata a varie autorità giudiziarie da suoi concorrenti per metterlo in difficoltà.
Il Giornale, insomma, ha abboccato a una polpetta avvelenata. Tanto che nei giorni seguenti non scriverà più una riga sulla vicenda e domenica pubblicherà, ben nascosta in fondo alla pagine delle lettere, una smentita dell'interessato.
È importante però osservare quello che è accaduto nella giornata di giovedì. A sera va in onda "Porta a Porta". Tra gli ospiti di Bruno Vespa ci sono il presidente del Copasir, Francesco Rutelli, e il ministro della difesa, Ignazio La Russa. Si parla di intercettazioni e il direttore de "Il Giornale", Mario Giordano, finisce anche per dilungarsi sullo scoop farlocco della mattinata. Anche se proprio l'avvocato di Bosone, verso mezzogiorno, ha contattato i cronisti del suo quotidiano per spiegare loro che hanno preso un abbaglio.
Ora gli infortuni possono capitare a qualsiasi giornalista. Questo però è qualcosa di diverso. È una sorta di ballon d'essai prodromico a ciò che accadrà due giorni dopo quando Silvio Berlusconi, in Sardegna, comincia a parlare di Genchi e del suo presunto archivio che, come è ormai noto ai lettori di questo blog, con le intercettazioni non ha nulla a che vedere. Visto che il cavallo della «gola profonda» è morto, se ne inforca un altro.
L'importante, intanto, è montare a tutti i costi uno scandalo che possa giustificare una legge che tagli le mani a pm e investigatori.
Il circolo mediatico giudiziario ha colpito di nuovo.
E, come spesso accade in questi casi, assomiglia tanto a un Circolo del Buongoverno.

lunedì 26 gennaio 2009

Quando l'opposizione è peggio della maggioranza- di Bruno Tinti

TOGHE ROTTE: LA RUBRICA SULLA GIUSTIZIA DI BRUNO TINTI
I progetti in materia di riforma della giustizia presentati da D’Alema - Casini e Vietti - Di Cagno (in realtà dalle loro ricche Fondazioni) costituiscono un bell’esempio dello stile legislativo dei nostri tempi: spazio alla fantasia, anche quando la materia richiederebbe rigore scientifico ed esperienza. Riforme spettacolo possono definirsi, fatte o anche solo proposte per “far vedere che ci sono” e poi, magari, qualcosa, sventuratamente, sarà approvato; e loro saranno i “padri della riforma”.Come al solito mi occupo della parte penale del progetto. Anche se debbo dire che la prospettata riforma del processo civile desta parecchie preoccupazioni. Basti pensare che le decisioni in materia di famiglia (a quale dei genitori che si separano affidare i bambini, per esempio) dovrebbe prenderle un solo giudice e non più i 3 che lo decidono ora. Però per arrestare un sindaco che prende mazzette ci vanno 3 giudici, un Tribunale della Libertà e una Corte di Cassazione … Strane priorità.Restiamo al progetto di riforma penale; ne tratterò in più post perché di osservazioni da fare ce n’è veramente tante.Il posto d’onore lo merita l’osservazione che si tratta di proposte poco serie: i meccanismi processuali previsti sono assolutamente impraticabili con il sistema processuale e giudiziario vigente. I nostri vogliono affidare a un collegio di 3 giudici le decisioni in materia di cattura e intercettazioni telefoniche (oggi questo lavoro lo fa un solo giudice); e non si rendono conto (ma sì che se ne rendono conto, invece!) che questo significa paralizzare tutti i tribunali medio piccoli e pregiudicare gravemente quelli più grandi. Sembra quasi (ma non è vero) che ignorino il sistema delle incompatibilità, quel meccanismo in base al quale chi tocca i fili muore: il giudice che ha deciso in materia di catture o di intercettazioni o di sequestri nella fase delle indagini preliminari non potrà poi fare né il giudice dell’udienza preliminare né il giudice del dibattimento; si è già pronunciato, non è più terzo, non è imparziale, è sospetto. Ovviamente è una stupidaggine, ma è così.Già oggi il sistema delle incompatibilità è causa di gravissimi problemi. Quando ci sono parecchie richieste di cattura o di intercettazioni (il che è la norma) spesso potrebbe non essere disponibile il giudice che si è pronunciato la prima volta e che (fino ad ora, ma critiche si sono sollevate anche su questo) potrebbe continuare ad occuparsene: è malato, è in ferie, è applicato in qualche altro ufficio; e allora si deve prendere un altro giudice; ma poi questo giudice (e anche il primo, quello che all’inizio una decisione comunque l’ha presa su un’altra richiesta del PM) non può più partecipare né all’udienza preliminare né al processo in Tribunale; e quando i giudici del Tribunale sono finiti (si fa presto nei Tribunali piccoli) non resta che farli venire da fuori, da un altro Tribunale, in applicazione, come si dice.Non si tratta di sofismi, sono problemi gravi. Immaginate un’indagine per traffico di droga (o per appalti truccati, questo è il tipo di processo a cui pensano i nostri legislatori quando pensanosi applicano alle riforme): il PM chiede qualche intercettazione e il GIP provvede; poi chiede di catturare un paio di imputati e il GIP (sempre lo stesso) di nuovo provvede. Passano due mesi e saltano fuori altri telefoni; nuova richiesta di intercettazioni, solo che il GIP di prima è in ferie; poco male, provvede il suo collega, l’altro GIP. Però poi si debbono catturare altre due persone; il primo GIP è ancora in ferie e il secondo si è sposato ed è in viaggio di nozze. Facciamo venire un giudice del dibattimento (quelli che fanno il processo vero e proprio) che, per quel giorno, fa il GIP. Alla fine si arriva all’udienza preliminare: nessuno dei tre giudici che hanno provveduto fino ad ora alle richieste del PM può fare il GUP (appunto il Giudice per l’Udienza Preliminare); e quindi ne facciamo arrivare un altro dal dibattimento. Gli imputati vengono rinviati a giudizio. Nessuno dei 4 giudici che abbiamo visto lavorare fino ad ora può comporre il collegio giudicante (ce ne servono 3). Solo che, nei Tribunali medio piccoli, di giudici penali ce ne è in genere 5, massimo 6 (altrettanti in civile). Come componiamo il collegio, visto che di giudice “vergine” ce n’è rimasto 1 o al massimo 2?: li facciamo venire da un altro Tribunale della regione. Solo che questi hanno le loro udienze da fare. Beh, lavoreranno nei ritagli di tempo e si fisseranno le udienze quando si potrà.Capito perché questa cosa di un collegio di 3 giudici che deliberano sulle richieste del PM non è seria?Ma, dicono i nostri sapienti legislatori, noi abbiamo previsto la riforma delle circoscrizioni giudiziarie, cioè l’abolizione dei piccoli Tribunali; e, addirittura, l’abolizione dell’udienza preliminare; il che permetterà di recuperare un sacco di giudici e così si potrà far fronte alle esigenze della nostra illuminata riforma.Quanto sia avventurosa questa tesi lo si capisce con un esempio tratto dalla realtà (così diceva sempre un grande giurista, il professor Antolisei che oggi, secondo me, si sta rivoltando nella tomba). Supponiamo che un padre di famiglia voglia comprare un automobile: lui ne vorrebbe tanto una grande e costosa; solo che non ha molti soldi. Davanti a sé ha due opzioni: risparmia, mette da parte i soldi e, quando ne avrà abbastanza, se la comprerà; oppure fa un debito, sperando di avere la possibilità di restituirlo, e se la compra subito. Quale sia la strada sbagliata lo dimostra la crisi economica mondiale e in particolare l’esperienza dei mutui sub prime. Perché le promesse stanno a zero. Da oltre 40 anni dicono di voler chiudere i piccoli Tribunali; nel frattempo ne sono stati inaugurati un certo numero e abolito nessuno. L’abolizione dell’udienza preliminare farebbe ululare di sdegno decine di migliaia di avvocati e tutti i loro supporters parlamentari. Sicché, che il prospettato recupero di risorse possa esservi davvero chiunque abbia un minimo di competenza ed esperienza giudiziaria non può che dubitarne. E comunque, se davvero si tratta di proposte concrete, allora - prima - le si realizzi; e - poi - si proceda con la collegialità per le catture e le intercettazioni.Scommetterei la mia moto contro un vecchio scooter che i Tribunali resteranno quelli che sono e che il collegio di giudici verrà entusiasticamente approvato.

Nas: presa la «banda dei pesticidi»

Dalla Gazzetta del mezzogiorno
ROMA – I carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità (Nas) di Bari hanno eseguito 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di soggetti accusati di essere responsabili di associazione per delinquere finalizzata a rapine e ricettazione.
L'indagine condotta dai Nas ha disarticolato un gruppo criminale responsabile di numerose rapine, anche a mano armata con esplosione di colpi di arma da fuoco a scopo intimidatorio, a danno di autotrasportatori di Tir con prodotti per l'agricoltura, come fitofarmaci e fertilizzanti antiparassitari che venivano immessi in commercio, rappresentando così un grave e potenziale pericolo per la salute pubblica a causa dell’utilizzo improprio in agricoltura da parte di persone non qualificate.
26/1/2009

mercoledì 21 gennaio 2009

OLIO...NON OLIO...


da LeccePrima.it

Produrre olio non conviene più? Allora abbattiamo gli olivi del Salento e magari facciamone legna da ardere, con quel che costa il gas.
E’ solo, al momento, una provocazione, che parte da un gruppo di olivicoltori salentini, i quali per sensibilizzare le istituzioni del comparto agricolo hanno organizzato la raccolta delle richieste di svellimento, a partire dalle 9 del mattino, domenica prossima 25 gennaio a Martano, con l'allestimento di un gazebo in piazza Caduti.
“Ma è prevedibile – auspicano gli organizzatori - che l’iniziativa, nata nel cuore della Grecìa Salentina, si diffonda a ‘macchia d’olio’ non solo nel Salento, ma in tutta la Puglia, vale a dire la regione italiana con il più rilevante patrimonio olivicolo”.
“Sebbene la Legge n.144/51 – continua la nota - permetta solo l'abbattimento di 5 alberi di ulivo ogni biennio, quando sia accertata, la morte fisiologica, la permanente improduttività o l'eccessiva fittezza dell'impianto da parte dell'Ispettorato provinciale dell'agricoltura, un gruppo di olivicoltori del Salento, in maniera autonoma, alla luce della crisi che sta attraversando il comparto olivicolo comunica all’Ispettorato la necessità di operare lo svellimento totale degli alberi di olivo presenti nei terreni di proprietà”.Il motivo? “Le attuali condizioni di mercato” – aggiungono gli olivicoltori - che in assenza di nessun intervento istituzionale a sostegno della economicità aziendale, rendono passiva, deficitaria ed antieconomica la loro coltivazione ed il loro mantenimento ai fini agricoli”.
Senza dubbio provocatoria, ma legittima, la richiesta degli olivicoltori che, per far fronte alla crisi del comparto, ha pensato di chiedere l’autorizzazione ad operare un intervento radicale. Tra l’altro in controtendenza rispetto alla linea perseguita dal governo regionale che, con la legge regionale n. 14 del 4 giugno 2007 recante "Tutela e valorizzazione del paesaggio degli ulivi monumentali della Puglia", entrata in vigore il 7 giugno 2007, aveva inteso tutelare e valorizzare gli alberi di ulivo monumentali in virtù della loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica nonché in quanto elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale, cercando di porre un freno al fenomeno dell’espianto e commercio degli alberi, specie di quelli secolari.“Il problema attuale è invece di tutt’altra natura – conclude la nota - pur consapevoli che l’espianto indiscriminato di ulivi porterebbe alla deturpazione del paesaggio tipico del nostro territorio, gli olivicoltori non vedono altre soluzioni alla grave crisi che sta attraversando il settore, che mette in serio pericolo la loro sopravvivenza aziendale. L’albero di ulivo, emblema del paesaggio e della storia dell’economia salentina, corre il rischio di scomparire perché risulta antieconomico ”.
Per tutto ciò ringraziamo i nostri politici (regionali, provinciali, locali) che ancora una volta si mostrano incapaci gestire una ricchezza straordinaria (come l'olio salentino)
RIVALUTANDOLA e proponendola ad mercato nuovo come prodotto di qualità superiore che non può e non deve competere con olii supereconomici e di pessima qualità giunti da ogni parte del mondo.

martedì 20 gennaio 2009

Pierdalemando- di Marco Travaglio da L'Unità

Oggi ­ annuncia La Stampa - le fondazioni “Italianieuropei” di D’Alema e “Liberal” di Casini lanceranno le loro proposte congiunte per la riforma della giustizia. Anzi, dei giudici, visto che nessuna di quelle anticipate sveltirebbe di un nanosecondo i tempi biblici dei processi, anzi alcune li allungherebbero ancora. La trovata, poi, di studiare la riforma dei giudici col partito di Cuffaro, Cesa, Bonsignore e altri noti galantuomini, partito che nel 2001-2006 ha votato tutte le leggi vergogna berlusconiane, è destinata a entusiasmare l’elettorato Pd. Ma vediamo cosa bolle in pentola.
1) Anziché dai singoli pm, le intercettazioni dovranno essere richieste dai capi delle procure (è più facile controllare 150 procuratori che 2 mila sostituti), rispettando un rigoroso “budget annuale”. Geniale: se la Procura di Palermo arriva a esaurire il budget per gli ascolti a settembre, negli ultimi tre mesi dell’anno sospende la caccia ai mafiosi latitanti. I boss, opportunamente avvertiti, potranno incontrarsi, chiacchierare e telefonare indisturbati fino a Capodanno.
2) Se i giornali raccontano intercettazioni ­ com’è lecito, una volta depositati gli atti ­ gli editori incorreranno nelle sanzioni previste dalla legge 231 sulla responsabilità penale delle imprese: così, per evitare la rovina dell’impresa, nessuno pubblicherà più nulla (a meno che le notizie non facciano comodo agli interessi politici o affaristici dell’editore).
3) Sulla carriera del pm, un’idea ottima e una balzana. Quella ottima è l’obbligo per ciascun magistrato di fare esperienza sia come pm sia come giudice (il contrario della demenziale separazione delle carriere); quella balzana è l’immissione periodica di avvocati nei ranghi della magistratura saltando i concorsi. Non si vede perché mai un laureato in legge, per diventare magistrato, debba sostenere un concorso, e un iscritto all’albo forense no.
4) Netta separazione fra pm e polizia giudiziaria (copyright Violante-Alfano).
In pratica il pm se ne resta in ufficio ad aspettare che la polizia gli porti le notizie di reato. E se non gliele porta? Non può sollecitarle o agire d’iniziativa. Così addio alle indagini sui potenti, specie se politici o amici degli amici: le forze di polizia dipendono dal governo e difficilmente indagheranno autonomamente, senza ordini del pm, sui reati di membri o sostenitori o alleati dei governi.
Tantomeno sui delitti commessi da poliziotti. Senza gli impulsi dei pm, non avremmo mai avuto i processi per le sevizie degli agenti al G8, per le deviazioni del Sisde, per la mancata cattura di Provenzano da parte del Ros del generale Mori, e così via. La controriforma svuota dall’interno l’indipendenza del pm e anche del giudice, che resterebbero formalmente autonomi, ma non potrebbero più occuparsi dei reati dei colletti bianchi, perché le relative notizie verrebbero bloccate alla fonte. Un abominio incostituzionale.
5) A decidere sulle misure cautelari non sarebbe più un solo Gip, ma un organo di 3 giudici “in contraddittorio con la difesa dell’indagato”, cioè dell’arrestando. Strepitoso: prima di arrestare qualcuno, lo si avverte, così può scappare.
E si impegnano tre giudici al posto di uno anche per infliggere l’obbligo di firma. Mentre un solo gip continuerà a infliggere ergastoli col rito abbreviato.
6) Le responsabilità disciplinari dei magistrati vengono affidate a un’Alta Corte di Giustizia esterna al Csm, un plotone d’esecuzione per un solo terzo formato da toghe per due terzi da politici. Così sarà più facile punire i magistrati sgraditi ai politici. D’Alema e gli amici di Casini sanno già dove mettere le mani.

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In modalità silenziosa
Secondo Casini, per protestare non bisogna usare la parola fascismo o i toni dipietristi.
Casini non lo ha proprio, un tono.
È in modalità silenziosa.
Da sempre.

venerdì 16 gennaio 2009

ABBANDONATE...







Sono state abbandonate ieri,
condannate a morte da qualche bastardo...
Sono piccolissime e dolcissime...Cercano qualcuno che le adotti.
La Libreria "ANTICA ROMA" di Taviano ha offerto
(con grandissima sensibilità e gentilezza)
50 Euro in libri per colui che adotterà questi due dolcissimi cuccioli.
Un grazie di vero cuore alla Libreria "ANTICA ROMA".

mercoledì 14 gennaio 2009

Tanto spreco...



L'ho appena trovato e ve lo propongo.

Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

lunedì 12 gennaio 2009

...PARADOSSI...

Da mesi oramai le piogge ci allagano (come mai era accaduto prima) ...ma i miei rubinetti non vedono una goccia d'acqua da almeno 90 giorni...

Taviano vuol apparire agli occhi altrui come città civile, attenta ed acculturata...ma si fa "fregare" dai politici sempre e comunque: a Racale hanno BLOCCATO l'installazione di una antenna per telefonia mobile
(in pieno paese, come le nostre!)
in brevissimo tempo.
Sono scesi in piazza i tanto vituperati
(non certo da me!) cittadini di Racale contestando e non sono andati via prima che il Sindaco promettesse di volerla bloccare.
Certamente maggiore sensibilità del Sindaco e maggiore disponibilità verso i voleri della comunità,ma anche tanto coraggio da parte dei Racalini che non si fanno sottomettere dalle decisioni dei politici.
Nella "civilissima" Taviano, invece, si innalzano antenne, si moltiplicano i ripetitori e si tagliano le uniche piante storiche senza mai chiedere pareri alla cittadinanza ... ma (altro spiacevole lato della medaglia) ... i cittadini di Taviano non hanno nemmeno idea di come si faccia a protestare.

Mentre tutto il mondo si ingegna a recuperare la spazzatura ed inquinare meno possibile, in Taviano si sceglie il sistema peggiore per fare quel poco di differenziata: un "porta a porta" che ha troppo di scomodo, di dispendioso, ...TROPPO di INQUINANTE
(immaginate voi i consumi dei mezzi di raccolta che devono percorrere ogni strada e sostare su ogni singola porta, ed inoltre quello delle auto continuamente bloccate per permettere il servizio!) .
E' sin troppo facile dire che in Taviano pare si scelga di fare le cose sempre con sistemi scomodi, molto costosi e che richiedono grande dispendio di energia.Non sarebbe stato forse più comodo per tutti, ecologico e meno costoso creare un numero adeguato di AREE ECOLOGICHE dove, con facilità ed al momento più opportuno, la gente avrebbe potuto portare i rifiuti da riciclare ? In quale area (evoluta sotto questi aspetti) si espleta ancora la raccolta "porta a Porta"?



Il problema DISCARICHE (che sarebbe facile da risolvere se avessimo persone adeguate ai posti giusti) è stato soltanto rimandato... pregando i cittadini di Ugento di farsene carico ancora per alcuni giorni...dopo di che... saremo punto e a capo.... apparentemente...con nessuna voglia di risolverlo definitivamente..











(nella foto manifestanti alla discarica di Ugento)

domenica 11 gennaio 2009

Una buona idea...

Al largo di Gallipoli (Lecce) è pronto l'«albergo» per i pesci del Mediterraneo
GALLIPOLI - Con un «divertissement» consono alla città turistica, qualcuno lo ha chiamato «albergo per i pesci», ed anche se la terminologia tecnica reclama un puntuale riferimento allo sviluppo delle risorse acquatiche, la definizione rende bene l’idea dell’intervento in via di ultimazione nella baia a nord di Gallipoli.
Si tratta dell’installazione in mare di elementi fissi in calcestruzzo, finanziata con circa 957mila euro dalla Regione Puglia nell’ambito dei Pormirati al miglioramento delle produzione ittica e alla protezione e allo sviluppo delle risorse acquatiche.
Tali obiettivi sono soddisfatti dal progetto dello studio Sud Project di Casarano, atteso che su di un’area di circa 15 ettari e ad una profondità di circa 30 metri sono stati collocati centinaia di tripodi, ciascuno munito di un braccio più lungo che raggiunge i 5 metri, i quali ostacolano la pesca a strascico; inoltre, è stata realizzata un’oasi di ripopolamento di 22mila 500 metri quadrati, mediante l’impiego di 160 blocchi, ciascuno costituito da 6 strati sovrapposti (una sorta di arnia), posizionati a piramide.
I lavori, diretti dagli stessi progettisti (architetto Francesco Sisci, biologo Giuseppe Scordella, agronomi Francesco Ferraro e Manlio Livio Cassandro) e dal tecnico comunale responsabile del procedimento, ingegnere Sergio Leone, sono, come detto, ultimati, ma si è verificato un forte ritardo dovuto alla fase iniziale dell’appalto.
Il finanziamento, infatti, risale alla prima amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Venneri, ma si è registrata la rescissione del primo contratto per inadempienza della ditta aggiudicataria. I lavori sono poi stati eseguiti dalla società Jonio Sub di Taranto, per l’ammontare netto di circa 518 mila euro.
Merita d’essere sottolineato un originale aspetto del contesto progettuale: l’intervento è stato preceduto da studi (e dalla bonifica di eventuali ordigni bellici inesplosi) sulla vasta area interessata all’insediamento dei manufatti artificiali, ma soprattutto sarà seguito dal monitoraggio dei risultati per un quinquennio.
Lo eseguirà, al pari dell’indagine preliminare, il laboratorio di biologia marina della Provincia di Bari, che ha già all’attivo analoghi interventi. Sui cui risultati, per altro, un’ultracentenaria esperienza internazionale non lascia adito a dubbi: al di là dell’evidente impedimento al ricorso allo strascico, ben presto i manufatti di cemento saranno colonizzati dalle diverse specie ittiche, cui offriranno rifugio e abbondanza di cibo, e miglioreranno il rendimento della pesca, sul versante tanto delle dimensioni, quanto della quantità di pescato.
GIUSEPPE ALBAHARI 9/1/2009

Certo ... sarebbe meglio impedire che le illegalità avvengano...
ma, in questo caso, creare un'area protetta non è male!

sabato 10 gennaio 2009


Veltroni vede l'incubo scissione"Qui salta tutto, non solo io"
di GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA - Assediato dai "cacicchi", con il partito commissariato in molte zone d'Italia (l'arrivo di Vannino Chiti a Firenze per vigilare sulle primarie è più di una semplice supervisione), Veltroni si è dato una scadenza per sé e anche per il futuro del Pd: le elezioni europee e le amministrative di giugno. "Adesso impegniamoci tutti insieme, poi si vedrà", ha detto durante la riunione del governo ombra, giovedì. E a molti dei presenti è sembrato liberarsi di un peso mentre pronunciava queste parole. Ma in quali condizioni arriverà il Partito democratico a quegli appuntamenti, la leadership veltroniana reggerà ancora cinque mesi, lo spettro di una scissione può materializzarsi prima? Se lo chiedono quasi tutti i dirigenti del Pd. Dario Franceschini, il vicesegretario, su mandato del leader ha cominciato un giro d'orizzonte fatto di incontri riservati, di contatti, di attività diplomatica alla ricerca di una tregua. Franceschini ne ha già parlato con Massimo D'Alema nei giorni scorsi, ha visto Franco Marini, ha sentito Piero Fassino. Parola d'ordine: non farsi del male fino alle Europee, anche perché al Nazareno circolano sondaggi pessimi che collocano il partito intorno al 25 per cento, ben al di sotto della soglia di di sopravvivenza del 27 per cento. In ballo non c'è più solo il posto di Veltroni ma l'intero progetto. Gli ex popolari sono preoccupati per l'offensiva dei rutelliani e di Francesco Rutelli in persona. I suoi messaggi verso il centro di Pier Ferdinando Casini, il suo disagio all'interno del Pd "che somiglia troppo al Pci" colpisce soprattutto loro, l'anima cattolica del partito. "Perché il messaggio di Rutelli arriva a una fetta del nostro elettorato", dice sconsolato il braccio destro di Franceschini, Antonello Giacomelli. E l'altro collaboratore del vicesegretario, Francesco Saverio Garofani, si spinge oltre: "Se il segretario dell'Udc, dico il segretario, soffia sulla scissione di un altro partito e invita i rutelliani nella Costituente di centro, vuol dire che qualcosa si può concretizzare davvero". Ossia che una scissione non poi un'idea peregrina.
Le divisioni quindi sono trasversali anche ai vecchi partiti, Ds e Margherita. Quelli sono contenitori pronti ad accogliere un eventuale ritorno al passato e le polemiche sui soldi sono soprattutto dettate dalle difficoltà politiche. È chiaro che due forze sedute su una montagna di soldi (come sono appunto la Quercia e Dl) hanno la possibilità di ricominciare daccapo la loro attività. La direzione del 19 dicembre aveva segnato una tregua, ma era stata punteggiata di interventi all'insegna della nostalgia per le antiche sigle. Dei diessini e della Margherita (lo stesso Rutelli aveva ricordato come il Pd avesse perso ben un terzo dei voti di Dl). Ma dopo quella data ci sono state le crisi di Pescara (con il ritiro delle dimissioni di D'Alfonso), le dichiarazioni del governatore del Trentino Lorenzo Dellai, le dimissioni di Nicolais a Napoli e l'incredibile episodio della riunione registrata dal sindaco Rosa Russo Jervolino. Un ritorno ai "giocarelli", ai vecchi partiti, era stato dipinto tre settimane fa da Veltroni "come un suicidio collettivo" con tanto di citazione del reverendo James e della sua setta del Tempio di Dio. Ma adesso Veltroni sembra aver messo nel conto anche il sacrificio di massa e chiede al partito di evitare bagni sangue almeno fino alle Europee. Che significa anche interrompere il risiko della leadership, che vede ora in campo Renato Soru, il governatore della Sardegna, e altri fra i quali il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti che dice: "Per il momento do il mio contributo, poi si vedrà". Ma leadership di cosa? Ancora del Partito democratico? È questa la vera domanda.
(10 gennaio 2009)

venerdì 9 gennaio 2009

Lobby continua- di Peter Gomez

Fare politica vuol dire individuare i problemi e trovare le possibili soluzioni.
È questo il motivo per cui andiamo a votare. È questa la ragione per cui (quando ci è ancora permesso) scegliamo il candidato "A" piuttosto che il candidato "B".
Le domande che il cittadino si pone sono infatti semplici: mi posso fidare di quest'uomo?, di questo partito?
E ancora: questo parlamentare o questo sindaco ha le capacità per migliorare le mie condizioni di vita o lo stato delle cose?
Anche quando la sfiducia nel sistema, o se preferite nella Casta, è generalizzata tutti finiscono per seguire più o meno questo ragionamento e alla fine la preferenza va a chi è considerato il meno peggio. Così alle ultime elezioni gli Italiani si sono sconsolatamente rivolti al centro-destra ritenuto più affidabile, meno litigioso e più efficiente del centro-sinistra.
Il modo con cui il centro-sinistra (assolutamente analogo a quello del centro-destra) ha governato in molte realtà locali e gli scandali politico-affaristici che lo hanno coinvolto hanno poi finito per confermare negli elettori di Berlusconi la bontà della scelta a suo tempo presa.
Detto volgarmente: se anche quelli di sinistra rubano non si vede perché debbano essere preferiti alla destra.
Ovviamente le cose sono molto più complicate, ma questi grosso modo sono i pensieri che passano per la testa dell'elettore medio.
Silvio Berlusconi, forte di trent'anni di esperienza nel modo dei media e della pubblicità, lo sa e si muove di conseguenza: non per niente sostiene di voler riformare le intercettazioni e la magistratura per risolvere i (falsi) problemi della privacy e della libertà dei cittadini.
Gioca cioè d'anticipo, individua quelli che secondo lui sono i mali, li pone al centro del dibattito, e propone soluzioni.
Il centro-sinistra invece non riesce nemmeno a segnalare con chiarezza le questioni da risolvere. La riprova è in quello che accade in questi giorni. Tutti nel Pd, ma anche molti nel Pdl, dicono che i continui scandali sono dovuti a una generale la debolezza della politica nei confronti delle imprese. Pur di garantirsi il consenso di amministratori locali e nazionali si vendono per due lire, nella speranza che l'imprenditore di turno sia in grado di appoggiarli nelle campagne elettorali future, e tessono fitte ragnatele di rapporti occulti che possano in qualche modo favorire le loro carriere.
Questo generalizzato modo di fare ha ovviamente dei costi: l'amministrazione pubblica alla lunga diventa sempre più dispendiosa e inefficiente.
Proprio perché governata direttamente da una politica che non si limita a fare le regole, ma interviene direttamente nelle scelte amministrative per favorire questo o quello. Le soluzioni per tentare d'invertire questa tendenza però ci sono.
E potrebbero essere oggetto di una grande campagna tesa a recuperare la fiducia degli elettori.
Il Pd, insomma, invece che inseguire Berlusconi sullo scivoloso campo della riforma della magistratura, dovrebbe proporre delle strade alternative. Per esempio: una legge che sul modello di quanto accade in altri paesi regolamenti in maniera ferrea l'attività dei lobbisti. Quancuno storcerà il naso, lo so. Negli Usa, dove la tradizione delle lobby corre di pari passo con la storia della democrazia, nonostante le leggi, gli scandali esplodono lo stesso. Ma almeno si sa chiaramente che cosa un uomo politico può fare e cosa no. Ma non basta: l'Italia ha firmato, ma non ancora ratificato, i trattati internazionali anti-corruzione.
Il Pd, per essere credibile, dovrebbe chiedere che il parlamento, prima di occuparsi d'intercettazioni, li ratificasse: in questo modo anche nel nostro Paese il traffico d'influenza diverrebbe reato. Infine dovrebbe essere proposta una legge che stabilisca una volta per tutte in che modo i partiti devono tenere la loro contabilità e che riabbassi la soglia, fatta scandalosamente salire fino a 50mila euro da Berlusconi, oltre la quale i finanziamenti devono essere dichiarati. Il centro-sinistra, insomma, dovrebbe approfittare della crisi per imporre la propria agenda. Lo farà? Non credo. Le idee camminano sulle gambe degli uomini (e delle donne).
E di uomini da quelle parti se ne vedono ormai gran pochi.

Articolo semplice e lineare di Peter Gomez dal quale si evince tutto lo scoramento dei "cittadini non corrotti" nei confronti della politica e degli attuali "politicanti affaristi".
Veramente non si sa più a quale Santo votarsi,
poichè anche i piccoli partiti vengono presi d'assalto da individui senza scrupoli che intendono crearsi una carriera politico-affaristica (poichè ben più remunerativa e comoda delle altre).
Ci si trova in una situazione grottesca che qualunque scrittore di fantasy potrebbe definire eccessiva e poco credibile.
Ma tanto è ! Ed è assolutamente inutile gridare "AL LADRO! AL LADRO !" perchè il potere e l'informazione sono talmente "monopolizzati dal politici" da rendere poco credibile ogni cosa ed a farci passare da visionari.
Non vedo vie d'uscita...
...se anche quei quattro NUOVI politici che riescono ad entrare nei giochi
si adeguano a comportamenti VERGOGNOSI invece di denunciare il malaffare...
allora vuol dire che siamo "alla frutta"...
A questo punto, pur usufruendo di un nuovo sistema di comunicazione ancora poco diffuso (internet!) che libera l'informazione,
... converrebbe modificare ulteriormente "metodi di lotta" .

lunedì 5 gennaio 2009

Spazzaturiamoci








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Salento come Napoli- Rifiuti per strada

di PIERO BACCA
UGENTO - I sacchetti dell’immonzia cominciano ormai ad accatastarsi accanto ai cassonetti stracolmi. E sono il campanello d’allarme di quello che potrebbe succedere se la situazione della discarica Burgesi di Ugento, «occupata» da due giorni dai manifestanti, non dovesse sbloccarsi. Il Sud Salento vive momenti di tensione e per una settantina di comuni aleggia lo spettro della Campania.
Con l’unica discarica indisponibile e senza nuovi impianti previsti dal Piano regionale, per il momento non resta altro da fare che tenere i rifiuti in casa. L’invito alle comunità locali è stato ribadito ieri dagli amministratori del terzo Ambito territoriale (Ato Lecce 3), che assieme all’Ato Lecce 2 (un bacino che assomma 46 comuni) si trova a dover fare i conti con una crisi senza precedenti.
Da oggi, infatti, i cassonetti non verranno più svuotati perché gli automezzi sono ormai stipati di rifiuti da alcuni giorni. Per tamponare la situazione ed evitare che i rifiuti finiscano ammassati per strada l’Ato Lecce 3 distribuirà stamattina in 24 comuni maxi-buste della spazzatura, dove le famiglie potranno temporaneamente sigillare gli scarti. In più, i comuni provvederanno a fornire adeguate istruzioni alla popolazione facendo girare propri addetti per le strade con i megafoni. Ma scenari di disagio cominciano a delinearsi già in qualche comune. A Specchia, Supersano, Presicce e Galatone, ad esempio, decine di sacchetti circondano da qualche ora i contenitori traboccanti. E anche a Galatina si corre ai ripari con un rimedio inventato al momento per scongiurare caos e sporcizia. Il sindaco Sandra Antonica ha fatto allestire un’aera di stoccaggio provvisoria vicino al quartiere fieristico. Qui sono stati sistemati duecento cassonetti vuoti dove i cittadini potranno portare i rifiuti con i propri mezzi, visto che le ditte non possono intervenire.
Ad Ugento, intanto, continua il blocco della discarica. La barricata è attuata giorno e notte dai cittadini che, assieme al sindaco Eugenio Ozza ed agli amministratori locali, si sono opposti alla proroga del funzionamento dell’impianto per un mese, autorizzata dal commissario per l’emergenza ambientale Nichi Vendola. Un provvedimento che, in seguito all’impugnazione del Comune, il Tar di Lecce ha riconosciuto legittimo. Ma se il Tribunale amministrativo ha dato il via libera al conferimento nell’impianto di Burgesi per i cittadini è tutt’altro che «semaforo verde» ed anche ieri notte, nonostante il freddo, hanno presidiato l’ingresso della struttura, accendendo dei falò per riscaldarsi nelle ore più fredde.
La situazione nel comune resta quindi difficile. E ieri il parroco don Stefano Rocca ha incontrato il presidente della Regione Vendola ed il presidente della Provincia di Lecce, Giovanni Pellegrino. Da loro ha avuto assicurazione che una soluzione alternativa verrà individuata già nel vertice istituzionale sull’emergenza fissato in Prefettura per dopodomani. Un confronto al quale interverrà anche l’assessore regionale all’Ambiente, Michele Losappio.
L’attenzione è ora puntata sul vertice del 7 gennaio, cui sono affidate le speranze di veder svanire quello che in molti cominciano a vivere come un incubo. In quell’occasione numerosi sindaci del Sud Salento «grideranno» il loro disagio, manifestando sotto la Prefettura con indosso la fascia tricolore.5/1/2009

Portateli via !- di Marco Travaglio

l'Unità, 4 gennaio 2008
Ma perché gli esponenti del Pd, assediati dal partito dell’inciucio capitanato dal Corriere, non si prendono una vacanza dalle esternazioni sulla mitica “riforma della giustizia” e non cominciano a pensare prima di parlare?
Fino a una settimana fa era urgentissimo separare le carriere, o almeno le funzioni (già separate due anni fa dalla porcata Castelli-Mastella, ma nessuno se lo ricorda), perché i giudici sarebbero appiattiti sui pm, che otterrebbero tutti gli arresti che vogliono.
Ora che gip e Riesami scarcerano qualcuno contro il parere delle Procure, diventa uno scandalo che i giudici dissentano dai pm.
Ma che diavolo vuole questa gente? Ma di che parla?
Il primo che dà aria alla bocca innesca il “dialogo sulle riforme”. Il Pd Mantini delira: “Non possiamo sopportare che un avviso di garanzia possa eliminare politicamente, a volte fisicamente, un cittadino”. Benissimo, che si fa: si abolisce l’avviso di garanzia?
Il Pd Tenaglia butta lì: “Affidiamo gli arresti a tre gip anzichè a uno”.
Entusiasmo generale. Peccato che metà dei tribunali (70 su 166) abbiano pochissimi giudici: siccome lo stesso giudice non può pronunciarsi due volte sullo stesso arresto, se la prima decisione la prendono in tre, non se ne troveranno altri tre per fare il Riesame.
Allora la Bongiorno propone di “rendere meno rigide le incompatibilità dei giudici”. Fantastico: così lo stesso giudice esaminerà il ricorso su un arresto disposto da lui.
Ma cos’è diventato il Parlamento? Una comunità di recupero? Un repartino psichiatrico? Nel qual caso, quando arriva l’ambulanza?

domenica 4 gennaio 2009

«Falliti, andate via». L’urlo ripetuto più volte nella sala di palazzo Villani, dove ieri sera si sono riuniti i 24 sindaci che fanno parte dell’Ato Le 3 per discutere del futuro della discarica Burgesi di Ugento, è pesato come una sentenza senza appello.
Una sentenza pronunciata nei confronti di una classe politica che per sua ammissione «ha fallito», come molti sindaci presenti hanno riconosciuto nel loro intervento.

...
Ma la presenza di tantissima gente, arrivata, oltre che da Acquarica, da Presicce, da Ugento, da Gemini, da Taurisano, non era certamente una presenza di consenso. Il pubblico di ieri sera era fatto prevalentemente di giovani. Giovani senza etichetta politica che però hanno a cuore l’ambiente, quello in cui vivono e quello che vorrebbero lasciare domani ai propri figli.
Giovani che hanno studiato e che non sono disponibili a farsi raggirare dal politicante di turno. Giovani che sono pronti ad assumersi le proprie responsabilità anche nella vita cittadina. «Non ci fidiamo di questa classe dirigente», ha dichiarato uno di loro, «abbiamo visto in che condizioni ci ha ridotti. "


I giovani iniziano a ribellarsi.
FINALMENTE prendono coscienza della situazione e dei problemi ed iniziano ad alzare la voce.
E' solo un inizio ma spero che queste grida divengano una valanga che travolgerà una classe politica inconsistente, obsoleta, ignorante e poco affidabile.
Una classe politica oramai da ritenersi PREISTORICA ed inadeguata ad affrontare i problemi che ci attanagliano.
Nemmeno i "GIOVANI" sono più quelli di una volta:
ora sono preparati, acculturati, laureati o che utilizzano internet per adeguare ai massimi livelli la propria conoscenza.
Finalmente prendono atto che non hanno più voglia di farsi prendere in giro da politici assuefatti ad una logica carente (nella migliore delle ipotesi!) che non possono proporci un valido sviluppo.
Spero che l'onda delle proteste si innalzi sino a spazzare via questi amministratori che credono ancora di poterci raggirare allungo.

sabato 3 gennaio 2009

OLIVICOLTORI....anno di ROVINA TOTALE

Per una città come Taviano, che sino a pochi anni fa viveva "sull'economia dell'ulivo"...,
è stato l'anno peggiore della storia.

Quanto è accaduto è letteralmente INCREDIBILE !!!!
Chi ha raccolto le olive dall'albero
e tentava di venderle
NON TROVAVA ALCUNO CHE VOLESSE ACQUISTARLE.
MOTIVI ?
...Sarebbe un discorso lunghissimo...
ma potremmo sviscerarlo accuratamente se avessimo un interlocutore che avesse a cuore i problemi dei Tavianesi...
purtroppo... non ne intravedo!

Taviano: prepariamoci al peggio

Prepariamoci al peggio.

A Taviano ...tra nuovi ripetitori telefonici
(da aggiungersi ad un piano vergognoso e censurabile! ma loro dicono che non sono pericolosi... )
e nuovi progetti...
ci ritroveremo nel caos e nella totale modifica
(cosa che non sarebbe negativa se ragionata...)
del nostro paese.

Sarebbe poco male se queste modifiche sarebbero state studiate e discusse assieme...
invece ci ritroveremo l'imposizione di qualcosa che non sappiamo e forse NON VOGLIAMO.
Ovviamente si trovano i soldi per i grandi appalti e NON PER RENDERE CIVILE la città (letteralmente SQUALLIDA agli occhi dei visitatori) .

Auguri Tavianesi... il 2009 si prospetta l'anno peggiore....
almeno per noi che subiamo le decisioni dall'alto.

Fagioli incasina RIFONDAZIONE....

Dato che i guai di Rifondazione erano tanti e belli grossi....
ci ha pensato il Fagioli-pensiero a creare il caos totale!
Troppo lungo spiegarvi tutto:
vi pubblico un articolo di Repubblica e per il resto imparate ad informarvi da soli...
su internet trovare tutto.

Questo è solo l'inizio...



Rifiuti, scoppia il "caso Puglia"
CALIMERA (LECCE) -
La richiesta ai manifestanti di Ugento (Lecce) è di «assumere atteggiamenti di moderazione», e al prefetto di Lecce, Mario Tafaro, di anticipare la riunione prevista a Lecce per il 7 gennaio; nel contempo si affida ad un legale (il docente universitario Pier Luigi Portaluri) l’incarico di impugnare l'ordinanza del sindaco di Ugento, Eugenio Ozza, che vieta il transito di camion di rifiuti provenienti da altro ambito territoriale e lo smaltimento in discarica giudicata «illegittima». E' quanto ha deciso la giunta dell’Unione di Comuni della Grecìa salentina, riunitasi a Calimera per discutere dell’emergenza rifiuti. In una nota la giunta dell’Unione chiede ai manifestanti di consentire per i prossimi giorni lo smaltimento dei rifiuti ad Ugento e di lavorare “per la ricerca di efficaci soluzioni alternative”.
In tutta risposta si inasprisce la protesta dei cittadini di Ugento (Lecce) che da giovedì notte scorsa presidiano l’accesso alla discarica in località 'Burgesi' per impedire agli autocompattatori di scaricare i rifiuti. La protesta, alla quale partecipa un centinaio di persone, tra cui molte donne, è stata organizzata dopo che, il 30 dicembre scorso, il commissario per l’emergenza ambientale in Puglia, Nichi Vendola, ha disposto, per un mese, e fino all’ individuazione di nuove soluzioni, che nella discarica vengano smaltiti anche i rifiuti dei 46 Comuni dell’Ato Lecce/2, oltre a quelli dei 24 Comuni dell’Ato Lecce/3.
E i manifestanti si preparano ad una seconda notte di presidio. I manifestanti hanno acceso falò in strada per riscaldarsi, mentre la zona è presidiata da poliziotti e carabinieri. Oggi a testimoniare sul posto la propria solidarietà ai manifestanti è arrivato il parroco della chiesa di san Giovanni Bosco ad Ugento, don Stefano Rocca, il sacerdote che in questi mesi ha ricevuto minacce per l’invito rivolto alla gente del paese a rompere il muro di omertà sull'omicidio del consigliere comunale di Ugento e consigliere provinciale di Lecce dell’Italia dei Valori Giuseppe Basile, ucciso nella notte tra il 14 e 15 giugno 2008. Mercoledì scorso, durante una seduta del consiglio comunale di Ugento, don Stefano aveva chiesto e ottenuto di parlare invitando il sindaco, Eugenio Ozza, a firmare l’ordinanza con la quale si impone, per motivi di sicurezza, il divieto di transito dei camion di rifiuti provenienti da fuori ambito territoriale e lo smaltimento nella discarica.
Il divieto di scarico è stato imposto sia per motivi di sicurezza, perchè la strada di accesso al sito di smaltimento è ritenuta inidonea a sostenere il passaggio di oltre cento autocompattatori al giorno, sia perchè il sito è orami vicino all’esaurimento. I manifestanti hanno chiuso al traffico il crocevia che collega l’ingresso della discarica ai Comuni di Ugento e di Acquarica del Capo e bloccano tutti i camion carichi di spazzatura, che sono incolonnati. A Vendola i manifestanti chiedono di revocare immediatamente l'ordinanza regionale e, successivamente, di chiudere la discarica, sospettata di essere la causa di numerose patologie tumorali.
da La Gazzetta del Mezzogiorno
Questo è solo l'inizio.
Ringraziamo (come anche per tante altre situazioni) l'incapacità, la miopia e l'inconsistenza dei nostri politici.
Sempre dalla Gazzetta:
Un urlo in aula: «Falliti andate via»
ACQUARICA DEL CAPO - «Falliti, andate via». L’urlo ripetuto più volte nella sala di palazzo Villani, dove ieri sera si sono riuniti i 24 sindaci che fanno parte dell’Ato Le 3 per discutere del futuro della discarica Burgesi di Ugento, è pesato come una sentenza senza appello.
Una sentenza pronunciata nei confronti di una classe politica che per sua ammissione «ha fallito», come molti sindaci presenti hanno riconosciuto nel loro intervento.
«Una sala piena così non si era mai vista», ha confessato il sindaco di Acquarica, Carlo Rovito.
Ma la presenza di tantissima gente, arrivata, oltre che da Acquarica, da Presicce, da Ugento, da Gemini, da Taurisano, non era certamente una presenza di consenso. Il pubblico di ieri sera era fatto prevalentemente di giovani. Giovani senza etichetta politica che però hanno a cuore l’ambiente, quello in cui vivono e quello che vorrebbero lasciare domani ai propri figli.
Giovani che hanno studiato e che non sono disponibili a farsi raggirare dal politicante di turno. Giovani che sono pronti ad assumersi le proprie responsabilità anche nella vita cittadina. «Non ci fidiamo di questa classe dirigente», ha dichiarato uno di loro, «abbiamo visto in che condizioni ci ha ridotti. Qualunque soluzione si adotterà su questo o su altri problemi vogliamo che passi al vaglio della gente, sulla testa della quale fino ad oggi sono state consumate le peggiori nefandezze. Da domani noi vigileremo e pretenderemo di essere messi in condizioni di farlo nel migliore dei modi nelle forme che riterremo più opportune».
[g.c.]30/12/2008