Al largo di Gallipoli (Lecce) è pronto l'«albergo» per i pesci del Mediterraneo
GALLIPOLI - Con un «divertissement» consono alla città turistica, qualcuno lo ha chiamato «albergo per i pesci», ed anche se la terminologia tecnica reclama un puntuale riferimento allo sviluppo delle risorse acquatiche, la definizione rende bene l’idea dell’intervento in via di ultimazione nella baia a nord di Gallipoli.
Si tratta dell’installazione in mare di elementi fissi in calcestruzzo, finanziata con circa 957mila euro dalla Regione Puglia nell’ambito dei Pormirati al miglioramento delle produzione ittica e alla protezione e allo sviluppo delle risorse acquatiche.
Tali obiettivi sono soddisfatti dal progetto dello studio Sud Project di Casarano, atteso che su di un’area di circa 15 ettari e ad una profondità di circa 30 metri sono stati collocati centinaia di tripodi, ciascuno munito di un braccio più lungo che raggiunge i 5 metri, i quali ostacolano la pesca a strascico; inoltre, è stata realizzata un’oasi di ripopolamento di 22mila 500 metri quadrati, mediante l’impiego di 160 blocchi, ciascuno costituito da 6 strati sovrapposti (una sorta di arnia), posizionati a piramide.
I lavori, diretti dagli stessi progettisti (architetto Francesco Sisci, biologo Giuseppe Scordella, agronomi Francesco Ferraro e Manlio Livio Cassandro) e dal tecnico comunale responsabile del procedimento, ingegnere Sergio Leone, sono, come detto, ultimati, ma si è verificato un forte ritardo dovuto alla fase iniziale dell’appalto.
Il finanziamento, infatti, risale alla prima amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Venneri, ma si è registrata la rescissione del primo contratto per inadempienza della ditta aggiudicataria. I lavori sono poi stati eseguiti dalla società Jonio Sub di Taranto, per l’ammontare netto di circa 518 mila euro.
Merita d’essere sottolineato un originale aspetto del contesto progettuale: l’intervento è stato preceduto da studi (e dalla bonifica di eventuali ordigni bellici inesplosi) sulla vasta area interessata all’insediamento dei manufatti artificiali, ma soprattutto sarà seguito dal monitoraggio dei risultati per un quinquennio.
Lo eseguirà, al pari dell’indagine preliminare, il laboratorio di biologia marina della Provincia di Bari, che ha già all’attivo analoghi interventi. Sui cui risultati, per altro, un’ultracentenaria esperienza internazionale non lascia adito a dubbi: al di là dell’evidente impedimento al ricorso allo strascico, ben presto i manufatti di cemento saranno colonizzati dalle diverse specie ittiche, cui offriranno rifugio e abbondanza di cibo, e miglioreranno il rendimento della pesca, sul versante tanto delle dimensioni, quanto della quantità di pescato.
GIUSEPPE ALBAHARI 9/1/2009
Certo ... sarebbe meglio impedire che le illegalità avvengano...
ma, in questo caso, creare un'area protetta non è male!
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