martedì 16 dicembre 2008

Berlusconi vince in Abruzzo...

Berlusconi vince in Abruzzo...
non il PDL ma Berlusconi .
La sua vittoria è netta quanto la crescita dell'Italia Dei Valori (+ 8 %) ed il crollo devastante del PD (- 13 %) .
Vince per evidente incapacità dei propri avversari...
nessun merito per lui, grandi demeriti per i suoi avversari che han visto azzerata l'amministrazione regionale per corruzione e proprio stamane hanno subito l'ennesimo smacco con l'arresto del sindaco di Pescara per analoghi motivi.

Credibilità del PD azzerata e gli elettori di sinistra (giustamente!) si rifiutano di andare a votare (crollo del numero degli elettori).
Probabilmente nemmeno questo smacco imperdonabile servirà a sensibilizzare (leggi AZZERARE!) l'organigramma del PD che, comunque, egoisticamente preferisce contare poco piuttosto che (dimettendosi) pensare al bene del Paese.

Veramente in pochi sono stati sfiorati dall'idea che a quella classe politica (Veltroniani, D'Alemiani, Rutelliani, Lettiani, Fassiniani, ecc.) sia mai interessata al bene dell'Italia,
ma, costretti dallo schifo per la filosofia Berlusconiana, sono stati (me compreso) costretti a votarli sin quando han dovuto verificare quanto fossero simili al PDL ed ai tirapiedi di Berlusconi .

Il crollo continuerà nell'indifferenza stoica dei leader nazionali...
noi ne pagheremo le conseguenze,
mentre a Berlusconi non parrà vero il miracolo di avere degli avversari così inconsistenti .

Prepariamoci inoltre al crollo provinciale (ed in futuro a livello Comunale) ...
dove "ammiriamo" con incredulo sbigottimento l'indifferenza della classe politica al potere che, con Capone e company, continuano ad imbellettarsi in bagni di folla senza capire che i voti che hanno già perduto sono quelli della gente abituata a studiare, lavorare e soffrire sul territorio nella loro totale indifferenza.
Loro si disinteressano di me e di noi ... noi NON LI VOTEREMO,
decretando così la loro inevitabile sconfitta .

6 commenti:

Hawkeye ha detto...

PESCARA - Sono 40 complessivamente gli indagati nell'ambito dell'inchiesta della Procura della repubblica di Pescara, sulle presunte tangenti negli appalti pubblici, che ha portato ieri sera all'arresto del sindaco Luciano D'Alfonso, che è anche segretario regionale del Pd, dell'imprenditore Massimo De Cesaris e dell'ex dirigente al patrimonio del comune di Pescara, Guido Dezio. Tra gli indagati anche il patron di Air One, Carlo Toto e il figlio Alfonso.

Secondo l'accusa Toto e il figlio avrebbero fornito al sindaco di Pescara un'auto con autista per tre anni, dal settembre 2004 al gennaio 2007, per ottenere appalti. Dalle indagini, inoltre, sarebbero state trovate tracce di tangenti in denaro, concessione di voli gratis sulla compagnia area Air One, pranzi e cene per circa 11 mila euro. I Toto, sempre secondo le accuse, avrebbero anche versato finanziamenti a società ed enti ricollegabili in qualche modo a D'Alfonso.

Al sindaco di Pescara sono contestati circa 30 capi d'imputazione dalla corruzione in rapporti con imprenditori per lavori pubblici e accordi programma. Il filone degli appalti cimiteriali è solo uno, e Toto è indagato nel filone che riguarda la riqualificazione dell'Area di Risulta dell'ex ferrovia di Pescara.

Il Gip De Ninis deve ancora stilare il calendario degli interrogatori ma si è appreso che sono probabili delle misure interdittive con la sospensione dai pubblici uffici. A determinare la prima parte dell'indagine sono stati alcuni appunti sequestrati all'ex braccio destro del sindaco Guido Dezio, anche lui ai domiciliari, dove sono stati accertati versamenti di denaro di imprenditori con riscontri bancari.

(16 dicembre 2008)da Repubblica

Hawkeye ha detto...

NAPOLI - E' bufera sulla giunta di Napoli. E' in carcere l'imprenditore Alfredo Romeo, coinvolto nell'indagine sulla delibera 'Global service', approvata dal Comune. Altre 12 persone sono invece agli arresti domiciliari: tra essi due assessori della giunta comunale di Napoli, due ex loro colleghi e un ex provveditore alle opere pubbliche, attualmente al ministero delle Infrastrutture. Tutte le persone raggiunte dalle misure cautelari sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa degli appalti, abuso d'ufficio e corruzione.

Ci sono anche gli onorevoli Renzo Lusetti (Pd) e Italo Bocchino (An) tra le persone coinvolte nell'inchiesta. Nei confronti dei parlamentari coinvolti saranno presentate alla Camera di appartenenza richieste di arresto da parte della procura che contesta ai due esponenti politici l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d'asta.

Nel provvedimento 'Global service' era compreso l'affidamento di appalti relativo a manutenzione delle strade e del patrimonio pubblico, nonché la gestione di mense scolastiche.

Tra i destinatari delle misure cautelari, figurano l'ex assessore alle Scuole, Giuseppe Gambale, l'ex assessore al Bilancio Enrico Cardillo, nonché un ufficiale della guardia di finanza in forza alla Dia, che avrebbe informato l'entourage dell'imprenditore Alfredo Romeo delle indagini in corso. Nell'inchiesta, destinatari a loro volta di misure cautelari figura anche l'assessore Laudadio e l'ex provveditore alle opere pubbliche per Campania e Molise, Mauro Mautone. Nell'ordinanza, infine, vi sono anche Paola Grittani, collaboratrice dell'imprenditore Romeo, e altri nomi vicini allo stesso imprenditore.

L'operazione è stata condotta dalla Dia e dai carabinieri di Caserta, che hanno eseguito le ordinanze cautelari firmate dal Gip di Napoli, che ha accolto le richieste della Direzione distrettuale antimafia napoletana, guidata dal procuratore Franco Roberti.

Coinvolto anche Giorgio Nugnes, l'assessore che si è suicidato a fine novembre, e un colonnello della guardia di finanza. L'ufficiale sarebbe stato in servizio fino ad un anno fa alla Dia di Napoli.

(17 dicembre 2008) da Repubblica

Hawkeye ha detto...

Abruzzo, Veltroni sulla sconfitta: troppo simili al passato

«Ogni volta che il vecchio si aggrappa ai nostri piedi, noi paghiamo un prezzo. Quando invece il Pd è il Pd, i risultati sono venuti». Walter Veltroni non ha dubbi: la sconfitta in Abruzzo è dovuta al fatto che il Pd è apparso come «qualcosa di simile al passato». Certo, la bufera giudiziaria che ha travolto l’ex presidente Del Turco, non era un precedente dei migliori. E l’astensione record che ha caratterizzato questa tornata elettorale (ha votato solo il 53 per cento degli aventi diritto) ne è il sintomo più evidente. Veltroni lo chiama «malessere sociale» e dice che «va guardato in faccia» perché «quando va a votare il 15% in meno rispetto alle scorse regionali significa che c'è qualcosa di molto profondo».

Veltroni non si tira indietro: «Io sento la responsabilità di fare ancora di più il Partito democratico – dice – di non avere reso evidente e chiaro cosa il Pd può essere di nuovo». Si comincia da venerdì, quando Veltroni parlerà all’assemblea dei deputati alla Camera: «Faremo una discussione seria e importante – spiega – per un'ulteriore fase di innovazione politica per rispondere con una lettura non politicista al profondo malessere che il voto in Abruzzo ci ha mostrato». Non nega la sconfitta nemmeno il coordinatore del Pd Goffredo Bettini, secondo il quale il Pd è il più colpito dal non voto «perchè giustamente l'elettorato democratico è più esigente verso un partito che è nato per rinnovare la politica». «Siamo in una situazione di sfilacciamento e di emergenza - ammette Bettini - e siamo i più colpiti perché abbiamo suscitato maggiore delusione. In Direzione – aggiunge – questo dato ci spingerà a premere l'acceleratore su una fortissima innovazione che recuperi lo spirito e le speranza che abbiamo suscitato nella fase costituente».

Ma la sconfitta del Pd (alle Politiche di aprile aveva preso più del 33 percento, ora si è fermato al 20) non è l’unico dato che emerso da queste elezioni. L’Italia dei Valori di Di Pietro, ad esempio, ha raddoppiato i suoi consensi: ad aprile aveva il 7 per cento, ora è al 15. A sorpresa, ritrovano consensi i partiti della sinistra. Rifondazione prende quasi il 3 per cento dei voti, Sinistra Democratica (per la prima volta insieme ai Verdi sotto la sigla La Sinistra) supera il 2, il Pdci è all’1,8 per cento. Alle politiche di otto mesi fa, tutta la Sinistra Arcobaleno aveva ottenuto il 3,2 per cento dei voti.

Hawkeye ha detto...

Ciclone Woodcock
sul petrolio lucano



ROMA – Un «comitato d'affari» composto da «imprenditori, politici, pubblici funzionari, faccendieri» che ha «praticamente "svenduto" la terra della Basilicata e le sue ricchezze», trasformando il petrolio, da «grande occasione di sviluppo» per tutta la regione, in «un’occasione di arricchimento» personale. E’ questa la presunta organizzazione per delinquere che la procura di Potenza ritiene di aver smantellato ottenendo dal Gip l’arresto di undici persone.

Tra gli arrestati – per presunte tangenti sugli appalti relativi all’estrazione di petrolio in Basilicata, e non solo – l'amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha (nella foto in basso a destra).
Coinvolto anche il deputato del Pd Salvatore Margiotta (nella foto qui a sinistra), per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. La misura di detenzione domiciliare per il parlamentare potrà, tuttavia, essere eseguita solo se la Camera dei Deputati darà l’autorizzazione. La relativa richiesta è stata presentata questa mattina e il presidente della Giunta per le autorizzazioni della Camera, Pierluigi Castegnetti, ha convocato per domani, mercoledì 17, una riunione con all’ordine del giorno la questione della richiesta di arresti domiciliari per il deputato del Pd.
Domiciliari anche per il consigliere provinciale di Matera del Pd, Nicola Montesano.

Tra gli altri coinvolti nomi eccellenti: Jean Paul Juguet, responsabile del progetto «Tempa Rossa» (il sito del più grande tra i giacimenti in Basilicata), Roberto Pasi responsabile dell'ufficio di rappresentanza della Total in Basilicata e un suo collaboratore Roberto Francini, l'imprenditore Francesco Ferrara e il sindaco di Gorgoglione (Matera) Ignazio Tornetta.


Le misure cautelari sono state ordinate dal gip di Potenza, Rocco Pavese, su richiesta del pm Henry John Woodcock. Le hanno eseguite, in gran parte a Roma, i carabinieri del Noe guidati dal colonnello Sergio De Caprio (il "Capitano Ultimo" che arrestò Totò Riina) e gli agenti della squadra mobile di Potenza, diretta da Barbara Strappato, in collaborazione con la Mobile di Roma e la polizia municipale di Potenza. Sequestrate anche alcune società e compiute numerose perquisizioni, anche all’abitazione e agli uffici del presidente della Provincia di Matera, Carmine Nigro (Popolari Udeur), indagato in relazione all’appalto per i lavori di una strada.

La vicenda, ricostruita in un’ordinanza di centinaia di pagine, è complessa e ruota attorno all’imprenditore Francesco Rocco Ferrara, attivo nel settore delle grandi opere pubbliche, uno dei destinatari delle misure cautelari in carcere. Secondo l'accusa, proprio Ferrara e gli imprenditori della sua cordata avrebbero dato vita ad un’associazione per delinquere, insieme ai manager della Total, una delle società concessionarie delle attività di estrazione petrolifera nella Val d’Agri, per "pilotare" gli appalti relativi al cosiddetto "Progetto Tempa Rossa".

Margiotta, in particolare – secondo l’accusa – avrebbe fatto valere il suo potere e la sua influenza di parlamentare e di leader regionale del Pd per favorire l’aggiudicazione degli appalti al gruppo capeggiato da Ferrara, in cambio della promessa di 200mila euro. I dirigenti della Total, dal canto loro (oltre a Levha, le misure restrittive riguardano Jean Paul Juguet, responsabile del progetto "Tempa Rossa", ora all’estero, Roberto Pasi, capo dell’ufficio di rappresentanza lucano e un suo collaboratore, Roberto Francini) avrebbero favorito l’aggiudicazione delle gare a Ferrara e soci: per l’appalto del Centro Oli, in particolare, sarebbero state addirittura sostituite le buste delle offerte.

In cambio, sempre ad avviso della procura, sarebbe stato stipulato un accordo commerciale da 15 milioni: tutte le imprese della cordata Ferrara si sarebbero rifornite per cinque anni solo di carburanti e oli lubrificanti della Total. I dirigenti della società, inoltre, sono accusati, in concorso con un funzionario del Comune di Corleto Perticara, in cui ricadono gran parte dei giacimenti petroliferi, di aver imposto condizioni “capestro” ad alcuni agricoltori per la cessione dei terreni di loro proprietà. Custodia cautelare in carcere anche per il sindaco di Gorgoglione (Matera), accusato di aver ricevuto periodiche "dazioni" di denaro in contanti, doni, elargizioni varie e un “oggetto prezioso”, per la sua attività di intermediazione tra i manager della Total e la cordata di imprenditori.

Destinatario di un provvedimento di arresti domiciliari è invece Domenico Pietrocola, dirigente dell’Ufficio tecnico della Provincia di Matera, che – sostiene l’accusa – si sarebbe fatto dare da Ferrara 200mila euro nell’ambito di un appalto per lavori stradali in Basilicata.

L'on. Margiotta si è subito autosospeso dal Pd. “Lo stupore e l’amarezza – dice – sono enormi; più grande è la certezza di non avere commesso alcun reato. E’ questa consapevolezza che mi dà la forza di affrontare la sofferenza di questi momenti, e mi infonde fiducia: la verità non potrà che emergere, spero prestissimo. Nel frattempo, poichè non voglio che in alcun modo il PD, partito in cui milito e che amo, sia coinvolto in questa vicenda mi autosospendo sin da ora da tutti gli incarichi di partito a livello nazionale e regionale”. Oggi pomeriggio Margiotta era a Montecitorio dove ha ricevuto numerose manifestazioni di solidarietà da parte dei suoi colleghi di partito. “Questo mi conforta molto”, dice ai cronisti. Ai quali ripete: “non capisco come mi abbiano tirato dentro”. Da Total, invece, nessun commento: “L'inchiesta è ancora in corso”, si limitano ad affermare da Parigi.

UN PATTO «CORRUTTIVO» TRA TOTAL E IMPRENDITORI DA 15 MILIONI DI EURO
Un patto corruttivo da 15 milioni di euro tra i dirigenti della Total, società titolare di concessione petrolifera in Basilicata, e gli imprenditori interessati agli appalti per le estrazioni. E’ quanto si ipotizza nell’inchiesta della procura di Potenza che oggi ha portato in carcere, tra gli altri, l’ad di Total Italia, Lionel Levha (nella foto a destra) ed alcuni dirigenti della società.

In particolare, sempre secondo l’accusa, i dirigenti della società avrebbero favorito l’aggiudicazione degli appalti dei lavori per la realizzazione del Centro Oli di «Tempa Rossa» e per altre attività alla cordata capeggiata dall’imprenditore Francesco Ferrara (anche lui finito in carcere): per l’appalto del Centro Oli, in particolare, sarebbero state addirittura sostituite le buste delle offerte.
In cambio, sempre ad avviso della procura, sarebbe stato stipulato nel febbraio scorso un accordo commerciale da 15 milioni: tutte le imprese della cordata Ferrara si sarebbero rifornite per cinque anni solo di carburanti e di oli lubrificanti della Total.

I dirigenti della società petrolifera, inoltre, sono accusati, in concorso con un funzionario del Comune di Corleto Perticara, in cui ricadono gran parte dei giacimenti petroliferi, di aver imposto condizioni «capestro» di esproprio ad alcuni titolari dei terreni. Questi avrebbero dovuto accettare una somma di poco superiore a 6 euro al metro quadro, e quindi assolutamente «fuori mercato», per evitare di doversi accontentare di una indennità di esproprio di soli 2 euro e 50 che, sostiene l’accusa, sarebbe stata concordata tra i manager Total e il funzionario comunale.



"I REGALI AL SINDACO TORNETTA PER LA SUA ATTIVITA' DI INTERMEDIARIO"
Periodiche «dazioni» di denaro in contanti, doni ed elargizioni varie, oltre a un non meglio definito «oggetto prezioso»: sarebbe stata questa, secondo la procura di Potenza, la contropartita ottenuta dal sindaco di Gorgoglione (Matera), Ignazio Giovanni Tornetta, per la sua attività di intermediazione tra i manager della Total e la cordata di imprenditori interessata agli appalti del petrolio in Basilicata.

Tornetta (tra i destinatari della misura cautelare in carcere) è il sindaco di uno dei Comuni in cui ricadono i giacimenti petroliferi lucani: secondo l’accusa, avrebbe ricevuto più volte somme di denaro dall’imprenditore Francesco Ferrara per la sua attività di mediazione illecita; lo stesso Ferrara, inoltre, avrebbe promesso di affidare ad una società di fatto gestita dal sindaco il servizio mensa per gli operai della sua impresa.
Destinatario di un provvedimento di arresti domiciliari è invece Domenico Pietrocola, dirigente dell’Ufficio tecnico della Provincia di Matera, che – sostiene l’accusa – si sarebbe fatto dare da Ferrara 200mila euro nell’ambito di un appalto per lavori stradali in Basilicata.

PERQUISITI UFFICI E ABITAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI MATERA
L'abitazione e gli uffici del presidente della Provincia di Matera, Carmine Nigro (Popolari Udeur) sono stati perquisiti oggi nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm di Potenza, Henry John Woodcock, sul “comitato d’affari” costituito per approfittare delle estrazioni petrolifere in Basilicata. E' stato portato via un computer e a Nigro è stata consegnata una informazione di garanzia che fa riferimento a presunte irregolarità nell’aggiudicazione, nel 2007, di un appalto per l’adeguamento della strada statale 175, finanziato con 18 milioni di euro e affidato all’associazione temporanea composta dalle imprese Ferrara, Polidrica e Giuzio: “Ho la massima fiducia nella magistratura”, ha detto Nigro. E' stata perquisita anche l’abitazione del consigliere provinciale Nicola Montesano (Pd), che è agli arresti domiciliari.

"200MILA EURO PROMESSI A MARGIOTTA"
Duecentomila euro: questa la somma che sarebbe stata promessa al deputato del Pd Salvatore Margiotta da Francesco Ferrara, uno degli imprenditori coinvolto nell’inchiesta sugli appalti per il petrolio in Basilicata, in cambio di un suo interessamento per favorirlo. È l'accusa che il pm di Potenza Henry John Woodcock muove al parlamentare, per il quale è stata chiesta oggi alla Camera l’autorizzazione per gli arresti domiciliari.
In particolare, secondo quanto si è appreso, Margiotta avrebbe fatto valere il suo potere e la sua influenza di parlamentare e di leader del Partito democratico della Basilicata per favorire l’aggiudicazione degli appalti alla cordata capeggiata da Ferrara. In questo senso si sarebbe impegnato a fornire informazioni privilegiate al gruppo di imprenditori e a fare pressioni sui dirigenti della Total, società titolare di una delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi della Val d’Agri, in Basilicata.


REAGISCE MARGIOTTA: SONO AMAREGGIATO, MI AUTOSOSPENDO DA PD
«Ho appreso pochi minuti fa che è stata avanzata alla Giunta per le autorizzazioni della Camera dei Deputati una richiesta di autorizzazione all'esecuzione di arresti domiciliari nei miei confronti. Lo stupore e l'amarezza sono enormi; più grande è la certezza di non avere commesso alcun reato»: lo afferma il deputato lucano del PD, Salvatore Margiotta, coinvolto nell'inchiesta sulla Total.

«E' questa consapevolezza - prosegue Margiotta - che mi dà la forza di affrontare la sofferenza di questi momenti, e mi infonde fiducia: la verità non potrà che emergere, spero prestissimo. Nel frattempo, poichè non voglio che in alcun modo il PD, partito in cui milito e che amo, sia coinvolto in questa vicenda, mi autosospendo sin da ora da tutti gli incarichi di partito a livello nazionale e regionale».

ANCHE MANIGLIO (PD) SI AUTOSOSPENDE
Anche il consigliere provinciale del Pd di Matera, Nicola Montesano, si autosospende dal partito in quanto finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Potenza su tangenti e appalti per lo sfruttamento del petrolio lucano. Lo annuncia in una nota Andrea Badursi, capogruppo del Pd alla provincia di Matera. "In merito agli arresti domiciliari del collega consigliere provinciale nonchè amico Nicola Montesano, che nella tarda mattinata di oggi mi ha comunicato di autosospendersi dal gruppo e dal Partito - dice Badursi - mi auguro che lo stesso Nicola sappia dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati".

"Io stesso ho sempre avuto la ferma convinzione che un cittadino, fino all`ultimo grado di giudizio, debba assolutamente essere considerato innocente. E` ovvio che - conclude Badursi - come rappresentante del gruppo Pd in consiglio provinciale ribadisco, come sempre ho fatto, la piena fiducia nella magistratura con l'auspicio che l`inchiesta, nel più breve tempo possibile, conduca a fare piena luce su tutta la vicenda".

L'IMPRENDITORE FERRARA INDAGATO ANCHE PER DROGA
L'imprenditore Francesco Rocco Ferrara, al centro dell’inchiesta sulle tangenti legate ad appalti per le estrazioni petrolifere in Basilicata, è indagato dalla procura di Potenza anche per violazione della legge sulla droga. Nei suoi riguardi e nei riguardi di altre quattro persone è stata disposta oggi dalla magistratura potentina la custodia cautelare in carcere, oltre che per le presunte tangenti, anche per associazione per delinquere finalizzata alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti.

TOTAL: FIDUCIA NEI NOSTRI DIRIGENTI E IN MAGISTRATURA
In relazione a quanto diffuso oggi dai media, relativamente ad un coinvolgimento di Total Italia e dell’Amministratore Delegato di Total Italia Esplorazione e Produzione Lionel Levha, e di altri tre dirigenti, in una inchiesta riguardante presunte irregolarità relative al progetto Tempa Rossa in Basilicata, Total Italia desidera esprimere piena fiducia nell’operato dei propri dirigenti ed in quello della magistratura italiana.

Total Italia ed il suo personale stanno pienamente cooperando con l’Autorità giudiziaria in merito alle indagini in corso come hanno già fatto in passato. Già nella prima parte del 2008, infatti, su richiesta della Procura della Repubblica di Potenza, Total Italia Esplorazione e Produzione ha fornito informazioni in merito ad alcuni contratti per lavori relativi al Progetto Tempa Rossa.

Nel luglio 2008 Total Italia ha ricevuto una ulteriore richiesta di informazioni a cui la società ha prontamente dato riscontro. L’azienda rinnova la sua fiducia verso i suoi collaboratori e auspica che l’inchiesta porti ad un rapido chiarimento dei fatti.

dalla Gazzetta del mezzogiorno

Hawkeye ha detto...

Il pm: svendute le ricchezze della Basilicata per l'arricchimento di pochi



ROMA – Il petrolio, «una grande occasione di sviluppo per tutta la Basilicata», si è invece tradotto «in una occasione di arricchimento di una schiera di soggetti appartenenti al mondo politico e imprenditoriale, espressione di un "comitato d’affari" che, in ragione di interessi personali, ha praticamente "svenduto" la terra della Basilicata e le sue ricchezze», «ovviamente a discapito del pubblico interesse». E' quanto si legge negli atti dell’inchiesta della procura di Potenza, depositati oggi alla Camera, sulle presunte tangenti per gli appalti nel settore del petrolio.

I magistrati parlano di un gruppo di persone «la cui "ragione sociale" è quella di incidere, condizionare e di intervenire illecitamente e surrettiziamente su tutti gli appalti e, più in generale, su ogni business legato allo sfruttamento delle risorse petrolifere del "Progetto Tempa Rossa" gestito dalla Total Spa». Secondo l’accusa, l’affidamento degli appalti della compagnia petrolifera sarebbero stati «pilotati e predefiniti» dal "comitato d’affari" costituito «dal management di Total Italia più direttamente coinvolto nel Progetto Tempa Rossa, da imprenditori, da pubblici ufficiali, da politici e da faccendieri, "istituzionalmente" deputati a mediare un numero indeterminato di transazioni illecite».

Lo sfruttamento delle ingenti risorse petrolifere avrebbe catalizzato «interessi illeciti della più disparata natura», compresi quelli di «taluni politici ed amministratori locali lucani che, oltremodo interessati a trarre il massimo del profitto personale dalla "spartizione della torta", non sembrano avere avuto ed avere remore nello svilire la pubblica funzione rivestita incamerando dagli imprenditori lauti compensi in cambio di indebite pressioni per l’aggiudicazione degli appalti alle imprese amiche (perchè disposte a pagare tangenti e ad elargire altre utilità)».

E' uno scenario, quello descritto nell’ordinanza della magistratura di Potenza, «nel quale il pagamento di un prezzo, più o meno alto, in danaro o in altre utilità, versato sistematicamente per remunerare i favori ricevuti, costituisce la "regola aurea". Uno scenario dominato dal mercato occulto della corruzione nel quale – come in ogni mercato – i protagonisti, e cioè imprenditori, politici, pubblici funzionari, intermediari specializzati, concludono scambi offrendo ciascuno la propria merce». In favore di questo gruppo di soggetti, scrivono gli inquirenti, si è così creata «una vera e propria posizione di rendita politica, si potrebbe dire di vera e propria sponsorizzazione, in virtù della quale il funzionario, l'amministratore e il politico di turno interviene in modo sistematico e puntuale per propiziare o per favorire nuovi affari del gruppo in questione».

16/12/2008

Hawkeye ha detto...

Intercettazioni: la busta D è da cambiare



ROMA – E' il 20 dicembre 2007. Nella sede di Potenza della Total Italia si discute degli appalti banditi dalla società per le estrazione petrolifere del progetto «Tempa Rossa». L’ipotesi dell’accusa è che in quella sede sia stato deciso di sostituire una delle buste contenente l’offerta perchè la gara fosse vinta dall’imprenditore Francesco Ferrara. Il colloquio tra Lionel Levha, amministratore delegato di Total Italia "esplorazione e produzionE", Roberto Pasi, responsabile dell’ufficio potentino della società, e il suo collaboratore Roberto Francini, è intercettato dagli investigatori, come risulta dagli atti depositati oggi alla Camera dei Deputati.
Dice Levha: «La busta D (relativa alla gara d’appalto, ndr), dì che la cambino».
Francini: Ma chiaramente.
Levha: ok?
Francini: Chiaramente.
Levha: E bisogna che si faccia.
Francini: Chiaramente. (omissis)
Levha: Quindi bisogna in effetti che tu abbia accesso alla chiave e alla cassaforte, me ne occupo.
Francini: Ti occupi tu di tutto questo.
Levha: Sì, sì, allora, ti dirò come, non so.
Più avanti, nella conversazione, interviene anche Pasi, al quale si rivolge Levha.
Levha: Quando si arriva (ci si fa) a far vincere Ferrara, è vinta.
Questa frase, secondo l’accusa, indica «inequivocabilmente» l'accordo illecito che era stato definito tra i dirigenti della Total e l’imprenditore Ferrara per l’aggiudicazione dell’appalto per il Centro oli di Tempa Rossa all’associazione temporanea di imprese guidata dallo stesso Ferrara.

16/12/2008