L’intento di questa sera è quello di condividere le nostre riflessioni con quelle della nostra comunità, con le considerazione dei nostri amici, con le argomentazioni pensate e per molto tempo mai dette dei cittadini di Taviano.
Il nostro intento, mio e di chi mi sta in questo momento al fianco, è quello di parlare di politica, ovviamente quella che interessa il nostro territorio e la nostra comunità.
Non discorsi vaghi, non riflessioni alte o pesanti, ma parlare di noi, dei nostri problemi, della nostra città, delle tematiche che ogni giorni affrontiamo, nel bene e nel male.
Per essere, se possibile, finalmente convinti di tutto ciò che si para dinanzi a noi.
Chiaro che non parleremo di tutto, il tempo è tiranno, ma già questo poco basta per aprire un ponte tra noi e quello che è giusto per la nostra città ed i suoi abitanti, e se ci aggiungiamo il coinvolgimento di tanti altri amici, beh, allora è lecito sperare che qualcosa si muova.
Vedete, quando parlo, quando rifletto sul presente e sul passato della nostra città, la frase ad affetto che subito mi sovviene è quella che apre le pagine dei sogni dei nostri bimbi: C’ERA UNA VOLTA TAVIANO.
Purtroppo sì e me ne duole.
C’era una volta la Taviano delle gradi intuizioni, la Taviano della grande Politica, la Taviano delle grandi scelte amministrative, la Taviano della Cultura e dell’Impresa, della Socialità accentuata e dell’associazionismo prorompente.
- Chi avrebbe mai immaginato che il nostro Mercato dei Fiori, vanto della nostra città, posto a sostegno e memoria imperitura del lavoro e del sacrificio dei tanti nostri cittadini emigrati in quel di San Remo, divenisse quel che oggi è, meno che niente, anzi, un peso economico per le nostre casse comunali.
- Chi avrebbe mai immaginato che la coltivazione dei fiori non fosse più il motore vero della nostra economia, che gli operatori che vi lavorano piuttosto che crescere diventassero sempre di meno.
- Chi avrebbe mai immaginato che il nostro Mercato Ortofrutticolo avrebbe perso il ruolo di perno della nostra economia agricola, la struttura sulla quale prestavano attenzione le forze produttive ed economiche dell’intero salento.
Chi avrebbe mai immaginato che MANCAVERSA avrebbe perduto quel ruolo di centralità che ha avuto negli anni scorsi. Vedere d’estate i tavianesi in giro per le piazze ed i luoghi del salento, rassegnati a girovagare per ritemprare lo spirito dalle fatiche dell’anno trascorso, è davvero triste. Ma così è stato.
Chi avrebbe mai immaginato che il Parco Ricchello, dono di un cittadino alla Provincia e da quest’ultima al Comune, sarebbe stato dato in gestione a privati.
Chi avrebbe mai immaginato che il nostro Consiglio Comunale si sarebbe riunito in questi 9 mesi per appena 4 volte, sminuendo così il ruolo dei Consiglieri Comunali e l’essenza stessa del voto popolare.
Chi avrebbe mai immaginato che la nostra Casa Comunale chiudesse le porte ai cittadini 2 giorni su 5, impedendo loro il contatto continuo tra cittadino, Uffici Comunale ed Amministratori.
Chi avrebbe mai immaginato che le nostre Associazioni non determinano più il corso dei Progetti Culturali e Sociali della nostra città, che i nostri giovani non hanno occasioni di confronto con i grandi temi dello sviluppo e della loro crescita personale e professionale.
E potrei bene continuare ad elencare quegli aspetti che pesano su noi e sulla città che pure è ricca di storia e di memoria. Vi dicevo, però, del tempo che non me lo consente.
E quando questa certezza ci assale, quando i contorni di un insuccesso (mi verrebbe da chiamarlo vero e proprio fallimento) si delineano netti e nitidi, non credete che abbiamo il dovere verso quelli che rappresentiamo di parlar chiaro, di assumere posizione, di fare scelte chiare, di rinunciare ai privilegi che una carica può ben dare? Non credete che il rispetto nei confronti di chi ci ha votato ci obbliga a quell’ “Appello al cielo”, a quella ribellione prorompente che è un diritto stabilito dalla legge naturale che tutti conserviamo una volta entrati in una società politica?.
Quando l’autorità politica viene esercitata in maniera contraria alle proposte ed alle promesse (per le quali il cittadino ha dato il voto), allora è giusta, è doverosa la ribellione.
Amici, si può anche non essere d’accordo (sono abituato a confrontarmi con gli stereopiti e il dileggio senza sostanza) ma è proprio quello che ho fatto io e che, pur in misura diversa nelle forme ma uguale nella sostanza, ha fatto sia Biagio che Salvatore che Francesco.
E per quanto mi riguarda abbandonando, dopo appena pochi mesi, una maggioranza che, per me (ma oggi vedo per la stragrande maggioranza dei Tavianesi) non rappresenta più il comune sentire.
Il mio impegno, il nostro impegno, comune anche con voi che ci ascoltate, sarà quello di costruire, finalmente, una città accogliente, una città tranquilla, una città solidale, una città viva nelle sue espressioni di associazionismo e volontariato, una città che sia alla ricerca di nuovi percorsi educativi per i giovani, una città impegnata nell'agire politico, una città maestra nell'educare i cittadini a scegliere e giudicare i propri amministratori, capace nell'aiutare i privati a contemperare i propri interessi personali con i prioritari interessi generali e comuni, pronta ad aiutare gli amministratori a sviluppare la virtù del servizio gratuito, dell'imparzialità e della giustizia.
E lo faremo, badate, non da soli, ma insieme a voi, se lo vorrete.
E personalmente vi invito a farlo già da oggi, amici, perché, ditemi “A che ci servirebbe avere le mani pulite, se queste mani le volessimo tenere sempre in tasca” ?
Non abbiate paura dell’impegno e del coinvolgimento.
Taviano, la nostra città, ha bisogno di te e di te e di te. Non deludetela.
Nessun commento:
Posta un commento