L’esordio delle temibili ronde padane a Padova è andato al di là di ogni più rosea (anzi verde) previsione.
Alcune decine di siori e siore in menopausa, pittorescamente addobbati da Carnevale della sicurezza e scortati da alcuni parlamentari di Lega e An a favore di telecamera, si sono mobilitati con aria minacciosa contro il crimine che notoriamente dilaga e altrettanto notoriamente suole passeggiare nel dopocena a volto scoperto per le strade e le piazze delle grandi città.
Purtroppo l’altra sera, la sera della «prima», nessuno stupratore, rapinatore, borseggiatore, topo d’appartamento s’è fatto scovare e ammanettare dall’invincibile armata.
Forse erano in ferie, o in pausa settimanale, o più probabilmente han preferito agire di nascosto, lontano da occhi e telecamere indiscreti.
Magari svaligiando la villetta di un rondista, profittando della momentanea assenza del padrone di casa impegnato nella ronda.
In compenso la pattuglia dei tutori dell’ordine privatizzato s’è imbattuta nella sua parodia speculare: la «Rondinella rossa» di Rifondazione comunista, anch’essa molto variopinta grazie alle maschere e ai cappellini del Carnevale tradizionale.
Rondisti e controrondisti sono subito venuti alle mani: spintoni, insulti, qualche uovo marchiato col «Sole delle Alpi» padano.
Fortuna che c’era la Digos, presente in forze a far da cuscinetto fra gli opposti rondismi per evitare guai peggiori.
È la prova che le ronde servono: quando scendono in strada, la polizia deve dedicarsi a loro anziché ai delinquenti.
Che ringraziano sentitamente il governo della sicurezza. La loro.
di Marco Travaglio
1 commento:
“Se qualcosa può andar storto, lo farà”. Anche questa storia delle ronde – appena diventate legge nell’Italia assediata dall’ossessione sicurezza – rispetterà la prima legge di Murphy. Cittadini con basco e pettorina (e torcia elettrica e cane lupo e telefonino) a caccia, nel buio delle periferie, di una traccia da inseguire, di un sospetto da segnalare, di un crimine da sventare. Tutto qui? Secondo gli ottimisti sì, tutto qui, una normale “Passeggiata per la legalità”, come la definiscono i ragazzi con la testa rasata di Forza Nuova a Torino intruppati in manipoli, o i militanti della Guardia Padana che si stanno organizzando tra le nebbie del Nord.
Invece no. Probabile – come ha avvertito per tempo l’ex prefetto Achille Serra – che prima o poi spunteranno le armi di difesa personale, magari i coltelli e i bastguardia padana, forza nuova, oni, che finiranno per coincidere con quelle di aggressione. Chi si avventurerà di notte nel buio di un parco? Il più coraggioso? Il più aggressivo? Il più spaccone? E siamo sicuri che la pattuglia di turno non regolerà i conti con un vicino di casa detestato, con un bar troppo rumoroso, con una palazzina abitata da stranieri? E se dovessero essere aggrediti da un gruppo di spacciatori in fuga, come reagiranno i buoni cittadini delle ronde? Chi avrà la peggio?
Dopo la rissa la vendetta. Dopo i feriti la spedizione puntiva: fa tutto parte delle normali reazioni a catena che insanguinano le strade di infinite città del mondo. Per questo da un paio di secoli, almeno nell’Occidente democratico, esistono forze di sicurezza pubblica. Privatizzarle – con forza di legge – è il crimine di strada di uno Stato fallito.
di Pino Corrias
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