sabato 12 dicembre 2009

le leggi AD PERSONAM continuano... questa volta le fa la sinistra!

Un «Lodo Emiliano»: e il sindaco si candida senza dimettersi
(da La Gazzetta del Mezzogiorno.it)
BEPI MARTELLOTTA
BARI - Spunta in sordina l’«Emilianum» , ovvero l’emendamento con cui abrogare l’ineleggibilità dei sindaci e consentire a Michele Emiliano di candidarsi a governatore per le prossime regionali senza doversi dimettere da sindaco di Bari. L’operazione, portata avanti dai consiglieri regionali più vicini al sindaco, Nicola Canonico del Pd e Giacomo Olivieri dell’Idv, è stata inizialmente stoppata durante il vertice di maggioranza convocato dal Centrosinistra per trovare la quadra sulla riforma della legge elettorale, quando il capogruppo Pd Antonio Maniglio ha provato a buttarla sul tavolo.
Ma si è fatta mano mano strada con la raccolta di firme a margine del dibattito in aula sulla riforma e approderà in consiglio regionale il prossimo 19 gennaio, terminata la sessione di Bilancio che parte oggi per concludersi il 22 e 23 dicembre con la votazione della manovra finanziaria in aula.
Il lasciapassare per il sindaco, che i vertici del Pd intendono candidare onde isolare il governatore uscente Nichi Vendola e chiudere l’accordo per l’«Alleanza per il Sud» con Idv e Udc, apre un’autostrada anche nella trattativa coi piccoli partiti del centrosinistra, che avevano inaugurato la giornata col negoziato sulla riduzione della soglia di sbarramento (fissata dalla legge al 4%), strappando al Pd solo la concessione di una sforbiciata al 3%. L’emendamento, infatti, prevede il rinvio alla prossima legislatura dello sbarramento - fissato dalla legge 2005 voluta dal governo Fitto e che, in assenza di modifiche, scatterebbe alle prossime elezioni - spianando la strada a tutti i «cespugli» che il prossimo anno temono di non sedere nuovamente sui banchi dell’aula di via Capruzzi: in pratica, anche l’anno prossimo non vi sarebbe alcuna soglia.
La strada dell’«Emilianum», però, non è in discesa: 8 dei 23 consiglieri Pd (oltre a Canonico, Pina Marmo, Enzo Russo, Enzo Cappellini, Pino Romano, Donato Pentassuglia, Francesco Ognissanti e Sergio Povia), insieme a Olivieri e al verde Mimmo Lomelo, l’hanno sottoscritta ma occorrerà convincere gli altri «cespugli» ad allontanarsi da Vendola e dalla sua Sinistra e Libertà e, soprattutto, superare le barricate già manifestata dal Pdl, che - per opportunità politica - in questa fase sta difendendo la candidatura del presidente uscente.
L’asse tra centrodestra e governatore, assediato dal Pd, è evidente ed ha un obiettivo: il Pdl intende scippare agli avversari l’accordo che potrebbero chiudere con l’Udc su un nuovo candidato. Quanto al percorso legislativo dell’«Emilianum», la Puglia - denuncia Olivieri - è l’unica regione in Italia ad aver stabilito l’ineleggibilità dei sindaci, visto che in altre regioni viene sancita solo l’incompatibilità tra le due cariche: quest’ultima, se fosse in vigore, consentirebbe a Emiliano di candidarsi senza perdere il «paracadute» della poltrona di sindaco, che manterrebbe in caso di sconfitta.
Il provvedimento, varato durante il governo Fitto, aveva l’obiettivo di evitare situazioni di concorrenza sleale in campagna elettorale tra amministratori in carica (sindaci e presidenti di provincia oltre i 15mila abitanti), già legittimati dall’elettorato, e aspiranti alla carica di consigliere regionale. Nei fatti, obiettano gli autori dell’«Emilianum», la legge pugliese del 28 gennaio 2005 è anti-democratica e in contrasto con la norma nazionale. Quanto al Comune di Bari il percorso è già studiato ed eviterebbe il «bagno di sangue» di elezioni anticipate o del commissariamento prefettizio per giunta e consiglieri comunali eletti lo scorso giugno. A dieci giorni dall’insediamento di Emiliano, se eletto, la carica di sindaco decadrebbe e ne assumerebbe la delega - come prevede il Testo Unico degli enti locali - il vicesindaco fino a nuove elezioni (presumibilmente, non prima di un anno). E anche su quella carica, come noto ricoperta da Alfonso Pisicchio ma invisa agli ex sodali dell’Idv, l’accordo politico sarebbe tracciato con il passaggio all’Udc, da suggellare alle elezioni comunali con la corsa di un nome gradito ai centristi (l’imprenditore Nicola De Bartolomeo).
Dall’Udc, chiamato in causa, fanno sapere che sono pronti a dare voto favorevole all’emendamento, pur non avendolo sottoscritto. I contatti telefonici col partito di Casini hanno indotto il capogruppo Antonio Scalera a riservare l’adesione dei centristi al provvedimento quando sarà in aula, pur lamentando «scarso coinvolgimento» nell’iniziativa assunta dal Pd. Il partito di Bersani, invece, pur spaccato sulle candidature, è così riuscito a mandare il segnale che Emiliano attendeva: il sindaco - che aveva sottoposto proprio a quel «paracadute» il suo sì alla richiesta di D’Alema e Bersani di candidarsi - dovrà attendere il 19 gennaio, ma la misurazione del suo «peso» nella Regione, con le firme che vanno avanti, è già significativa.
«Se ci fosse la disponibilità di tutti i partiti il Pd non si tirerebbe indietro» spiega Maniglio, pur scettico sull’opportunità di inserire una modifica a poche settimane dal voto. Il match è agli inizi e di mezzo ci sarà un banco di prova non da poco per la maggioranza e il governatore: il Bilancio.
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Nichi Vendola: «Legge cucita addosso a qualcuno, non ci sto»


BARI - A Roma si studia la via d’uscita, a Bari si fa la guerra. È questo il quadro del braccio di ferro ingaggiato dal Pd e Vendola sulla questione delle Regionali in Puglia. Ieri, mentre Pierluigi Bersani e Pierdinando Casini consumavano un nuovo pranzo insieme per studiare il quadro delle alleanze e l’anomalia pugliese (col no di Casini al governatore uscente e il Pd che tenta di candidare Emiliano), Nichi Vendola volava a Roma per ricucire la tela sulla sua ricandidatura dopo aver lasciato, in consiglio regionale a Bari, la rabbia per il «lodo Emiliano», il salvacondotto legislativo approntato dai Democratici per la candidatura del sindaco di Bari.
Vendola non avrebbe incontrato Bersani, ma di sicuro il leader di Sinistra e Libertà ha già incassato il sostegno degli ecodem, i senatori Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante contro i «modesti tatticismi» e la «meschina realpolitik» messa in atto dal partito a suo discapito.
E Nichi è pronto a chiedere chiarimenti ai vertici del Pd - sostenuto da un pezzo del partito che va dalla Bindi a Franceschini - anche sul disconoscimento delle primarie per la scelta del candidato, primarie da lui sollecitate a gran voce ma sinora respinte dai Democratici col timore di perdere l’alleanza dell’Udc in caso di una sua vittoria.
A Bari, intanto, andava in scena la battaglia legislativa. «Immaginare di mettere mano alla legge elettorale chiamando sarti improvvisati che devono tagliare e cucire l’abito che serve al momento - ha attaccato in aula il governatore - è una discussione di bassa cucina». Vendola ha insistito sulla necessità di mettere mano ad una legge che si basi innanzitutto sui principi, ammonendo Michele Emiliano - rimasto dietro le quinte ma dai più considerato il vero «burattinaio» dell’emendamento portato ieri in Aula - e il centrosinistra sui rischi di presentarsi agli elettori con scappatoie legislative prive di adeguate motivazioni.
«Se si pensa di fare della legge elettorale l'abito che serve a qualcuno, io dico che si va di fronte al pubblico nella peggiore delle maniere e, probabilmente, i protagonisti sulla scena inciamperanno. Perché senza principi, senza un orizzonte, senza una bussola non si va da nessuna parte». Allora quale bussola seguire? Intanto l’ingresso delle donne nella politica. Appare questo l’unico elemento in comune tra il governatore e il Pd in queste settimane di battaglia: il segretario Sergio Blasi, infatti, ha già caldeggiato la pdl fatta dalla Campania - ma su cui è atteso il responso della Corte Costituzionale - che prevede la doppia preferenza uomo/donna. «Abbiamo fatto una legge elettorale - ha detto Vendola - che aumenta a 70 il numero dei consiglieri regionali eppure sono state elette solo due donne».
E ancora, «il fallimento del bipolarismo», che implica la necessità di dare spazio a tutti i partiti, e la necessità di coniugare la governabilità senza cadere nella frammentazione politica. Temi su cui Vendola si dice disposto ad intervenire, ma ad un patto, patto che apre le porte al consenso del centrodestra: «non si possono fare colpi di maggioranza».
«Non è neanche immaginabile - gli dà man forte Nicola Fratoianni di Sel - pensare di collegare la discussione della legge al dibattito sulle candidature». Sabato se ne riparlerà al Kursaal alle 11, dove Nichi Terrà una conferenza stampa. La guerra va avanti.
b. mart.
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INDECISI SU CHI VOTARE ?!!!
Tra uno schifo e l'altro al massimo potremo essere afflitti da una colossale NAUSEA!
Votare per Vendola che si è circondato del peggio del peggio ?
Votare per Emiliano che per controllare tutto e meglio vuol eliminare anche l'unica "botta di speranza" (chiaramente DELUSA!) che si chiama Vendola ?
Votare per il centrodestra che oltre ad esser inaffidabile permetterà l'accesso del NUCLEARE in PUGLIA ?!!!
ODDIO che grandisoso SCHIFO!!!!

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