domenica 10 agosto 2008

Ricevo e pubblico da Francesco Longo

L’UNIONE DEI COMUNI TRAM
Taviano - Racale - Alliste con Felline - Melissano

di Francesco Longo

Tutti insieme, all’improvviso, avvertiamo una sensazione oscura di spaesamento, di smarrimento dei nostri punti origine, di perdita del lessico delle nostre parole, di fuga dai mondi simbolici della nostra vita. E’ come se i nostri pensieri e il nostro fare abitassero sul ciglio di una scarpata, di un burrone ignoto, dentro una cesura forte del senso delle cose, al centro di una slavina che travolge tutto lo spazio che abbiamo attraversato e in cui muore tutto il tempo – il tempo delle Istituzioni, il tempo sociale, il tempo politico – che ha scandito le nostre piccole storie. Agosto 2000 : quattro Comuni viciniori che vedevano il futuro illuminato da una idea, da una luce , da una volontà collegiale, costituiscono l’Unione dei Comuni TRAM.

Oggi vediamo il presente acceso da tante piccole fiaccole di buona volontà, di attenzione, di sforzi individuali. Ma l’idea forte dell’Unione dei Comuni è stata travolta, consumata, quasi destituita, dai tanti falò in cui bruciano le cose materiali ed i simboli di un incombente astratto destino. Bruciano come i nostri terreni di campagna con le stoppie, testimonianza antica di un Salento abbandonato da tutti, brucia tutto, insieme alla idea-chiave del bene comune e dell’interesse generale di quattro bei Comuni del Sud del Salento, sul versante dello Ionio. Idea-chiave che resiste, a fatica, ma nel fondo dell’animo e del cuore, nonostante tutto, resiste. Tanti i fuochi di disagio sociale e relazionale sul corso di Taviano o sulle piazzette di Alliste e Felline o sui viali di Racale o sulle strade di Melissano. Ed insieme ai fuochi s’incenerisce una soglia-limite della nostra civiltà, e persino rischia di andare in fumo un antico sentimento - tutto intero dei Salentini - di diffusa solidarietà e di civile pietas collettiva. Bruciano i corpi giovani e le energie dei nostri nuovi disoccupati in cerca del progetto a 250 euro al mese di questo o quel Comune, illusorio traguardo, ma l’unico possibile. Bruciano le menti fresche delle nuove generazioni, figlie dei floricoltori e degli agricoltori - attività troppo indebolite, se non abbandonate - ed insieme brucia tutta una storia della coscienza contadina ed artigiana di tanti salentini abitanti nei quattro Comuni di questo Mezzogiorno della Puglia. Quattro Comuni che, insieme, sommano circa 40.000 abitanti, vale a dire il secondo agglomerato urbano nel Salento dopo Lecce. Va bruciando così tutto un mondo di speranze e di intrapresa sul lavoro che aveva, dopo gli anni settanta, guadagnato e costruito sul campo un suo forte genuino tessuto di significanze sociali, la sua rete di dignità e di diritti cercati e conquistati. E ciascuno di questi fuochi ha il potere di rivelare il vuoto della “politica”. Una politica a volte barricata nello spettacolo estivo, nelle trasmissioni televisive, nel rito liberatorio collettivo delle feste nelle piazze, non conta se patronali o meno. Emerge, così, la crisi di una discussione istituzionale che si trascina stancamente in forma di contrapposizione nemmeno simulata, di presunte eredità istituzionali subite e mai assunte con continuità e, se necessario, con meditata consapevole fermezza. Tutto questo comporta la perdita di autorevolezza di una sfera politico-istituzionale che appare, quasi, come una replica d’occasione dei tanti talk -show, buoni per prepararsi magari al premio della corsa nei sacchi o ad un soggiorno all’isola dei famosi o alla gara di chi più la spara grossa e non vera. Intanto, fuori dalla politica, la società di questi nostri quattro particolari Comuni (che sono) insieme “uniti”nell’Unione appare come certe spiagge quando c’è la bassa marea: invase da alghe, detriti, plastiche e foglie morte. Ora eccoci qua. Vogliamo seppellire, senza nemmeno l’elaborazione del lutto e senza rito funebre, l’idea della speranza ? Vogliamo far avanzare l’ideologia degli stomaci che tutto divorano, dei consumi “mordi e fuggi”, dell’epopea dei nostri io ? Nella seconda repubblica sono rimasti annichiliti (con una certa mania,a volte forse a ragione, blasfema e furiosa) i partiti di massa della storia d’Italia. Sembrano avanzare, invece, ora i cosiddetti partiti unici, organizzati tra le tensioni del lavoro,che non c’è, e l’apologia dell’apparire e dello spettacolo. E’ questo lo scenario in cui prevalgono il materialismo ed il mito delle tutele soggettive, in cui il consenso è cercato come “convenienza” e non come “composizione” degli interessi di tutti, in cui le decisioni si concentrano sempre più nello spazio di una politica dei pochi. Pochi “eletti” che usano i partiti-icone in un mondo economicamente ancora troppo soggetto al petrolio ed alla finanza, ai monopoli ed alle caste trascendenti del mercato globale, in cui la vita e la morte diventano fatalmente riti fenomenici dell’esistenza. Ma, oggi, nell’anno di grazia 2008, dopo circa otto anni dalla costituzione, cosa pensiamo che sia per gli Enti Locali e le Unioni la cosiddetta “politica” ?
E’ forse un briciolo di una specie di congrega (quasi una “cosca”) ideologicamente irrilevante, dove l’abbandono di un modello o di un leader (perché magari se ne intuisce la non necessità) o il cambiare idea diventano “tradimento”, fuga da un universo di singoli frammenti di corporazioni e di lobbies e di residui di umanità spersa e asservita dal bisogno o dall’ambizione ? Questa è la situazione sociologica e ideale che si voleva tentare di superare con l’idea di costituire una Unione dei Comuni, vera e concreta. Questo volevano costruire sempre insieme, Errico Causo, che non è più tra noi, Anna Campagna, Roberto Falconieri, chi scrive ed i quattro Consigli Comunali di Taviano,Racale, Alliste e Melissano, che in quell’estate del 2000 deliberarono, in piena libertà e autonomia, la costituzione dell’Unione dei Comuni.
Volevamo superare il localismo d’accatto, rinunciare alle convenienze di basso profilo, costruire il futuro di un vera e propria grande nuova cittadina diffusa e articolata, una Unione del Sud d’Italia, la prima nel Mezzogiorno, seriamente impegnata con le sue peculiarità e le sue belle congiunte rafforzate possibilità di proporsi per lo sviluppo umano e civile dei suoi abitanti.
C’è davvero nella vita dell’uomo una frattura netta, quasi una sincope voluta, che racconta i perché del nostro smarrimento, e anche delle nostre debolezze ? E questo che oggi rende tristi, Ti toglie il senso delle cose, e Ti sospende letteralmente. Ogni giorno,giorno dopo giorno, appeso nel tempo consumato tra riti e sotterfugi mai abbastanza scardinati e l’invasione dei messaggi pubblicitari televisivi e non. L’ambiente, il verde, il senso della natura ? Tutti optional, buoni per fare audience e nient’altro. L’energia ? Una moda, considerata quasi alla stregua della minigonna ai tempi del suo avvento. E poi vi è la frattura nella condizione della famiglia, disarticolata per fasce generazionali, con la fine della coabitazione delle generazioni nonni-padri-figli, che non condividono più insieme i loro saperi e le loro esperienze. Con gli anziani parcheggiati fuori dai nuclei originari e gli altri, i cosiddetti adulti, tutti proni sulle proprie carriere, magari di disoccupati da sé stessi, con i giovanissimi in balia degli ipod e del web, tutti attori inconsapevoli di una “società dell’attesa ”, in cui tutto e tutti vanno all’assalto furioso di ogni sentimento e di ogni sensazione, riducendosi la vita quotidiana quasi a fiction televisiva.
All’Unione di Comuni TRAM serve il coraggio di una nuova nascita.
Non solo la capacità ed il sapere di chi mette insieme tante piccole cose già sperimentate. Serve che tutti, ciascuno e ciascuna, si impegnino per davvero per questo nuovo futuro: una nascita che è molto di più di una sommatoria d uomini o di gruppi o di partiti. Una nuova costituente, non più l’equilibrio precario di Unione dei Comuni divenuta una realtà di ruoli e di sgabelli dai più quasi subita, sicuramente tanto dolente quanto rassegnata.
Serve un soggetto che sappia leggere nel cuore delle nostre Comunità, specie sui temi delle sensibilità ambientali e delle culture, sappia sondarne i sentimenti più reconditi, sappia coglierne le fatiche dell’essere ogni mattina sin dalle prime ore nel sociale e leggere le bellezze concettuali di chi si pone sempre domande, mai abbastanza sazio di sensi e di umori, e mai domo, stanco o sconfitto.
Sappia ascoltare e porsi le domande giuste per la grande sfida dei prossimi progetti per i Fondi Comunitari Europei. Di chi, in una parola, desidera incidere nella società per vivere senza comandare e senza obbedire.
Una Unione dei Comuni che non sia un riassunto, né una garzantina di ciò che siamo stati, ma una casa aperta, capace di ospitare quelle domande di libertà che chiedono di rompere le gabbie di tutte le precarietà, le necessità di posti di lavoro sempre troppo anelati, di tutte le solitudini fatalmente subite, di tutte le occasioni perdute. E la disponibilità di grandi immobili e spazi - veri contenitori sociali nel territorio dell’Unione - quali oggi il castello Marchesale Comunale di Taviano e la Pista intercomunale di atletica delle Serrazzite, domani il Palazzo Baronale di Alliste-Felline, poi il Palazzo Santaloia a Melissano, poi ancora il Centro sportivo natatorio di Racale, ecco, tutto ciò potrà costituire il vero banco di prova, l’occasione forte per rinnovare le ragioni vere dell’esistenza dell’ Unione. Certo, costa fatica uscire da se stessi. Si ha paura di disperdere sensazioni, sentimenti e patrimoni, a volte piccoli egoismi messi assieme con più o meno tanti sforzi. Ma oggi, per l’Unione dei Comuni TRAM è necessario farlo. C’è un modo di dire particolarmente adatto a indicare questa attuale condizione. Dice così :“ Il coraggio è la capacità di confrontare ciò che può essere immaginato ”.
E’ vero : il coraggio comporta anche sacrificio. Ma consente anche la curiosità e la festa serena e gioviale di una nuova partenza per l’ Unione dei Comuni Taviano-Racale-Alliste e Felline - Melissano.
E’ questo l’augurio vero che sento di rivolgere con grande personale sincerità a tutti i Componenti del Consiglio e della Giunta dell’Unione.

Agosto 2008
Francesco Longo
già Sindaco di Taviano (1997/2001)

sottoscrittore dell’atto costitutivo dell’Unione dei Comuni Tram

1 commento:

Hawkeye ha detto...

E' difficile non condividere quanto scritto.

Temo sia ugualmente difficile che le cose cambino in meglio.

Osserviamo quotidianamente prepotenze "politiche" a tutti i livelli e...
il fare politica al servizio del bene comune sembra sia divenuta una chimera.

E' un argomento che meriterebbe tanto tempo per poterlo sviscerare in maniera adeguata...
spero di poterlo fare in futuro.