La Puglia va verso le primarie, in cambio di una legge ad personam
30 dicembre 2009
S’intravedono le primarie. Ma l’aria da telenovela, in Puglia, resta la stessa. “Nichi, somigli a Berlusconi. Non fare il capo popolo. Chiedo a Vendola che le primarie siano fatte in modo regolare. L’incitamento alla violenza potrebbe essere raccolto da qualche sconsiderato dei miei sostenitori, lo dico con simpatia, e questo non andrebbe bene”, dice Emiliano, sindaco di Bari. Di quale violenza stia parlando, e di quale incitamento, però, non è chiaro. “Michele io perdono, ma non dimentico”, risponde Vendola, che incassa un primo risultato: aveva chiesto le primarie e, a quanto pare, le ha ottenute. Ma se questi sono i reciproci appelli alla riconciliazione, è facile intuire il seguito: il centrosinistra pugliese s’appresta a una sfida dura e lacerante. Le primarie sembrano la strada più logica, ma, considerati i toni, anche la più agguerrita.
di Antonio Massari
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2 commenti:
Stanno facendo PENA !!!
Fanno (come anche gli altri) la guerra per il potere, non per le idee e la capacità di amministrare.
Da una parte il sooooolito D'Alema ...
dall'altra un Vendola inesitente che ha fatto pochissimo amministrando con uomini schifosi.
In questo caos non ci stanno certo facendo una bella figura l'Italia dei Valori e l'UDC.
Siamo messi male...
Fanno veramente SCHIFO TUTTI !!!
Pino Corrias (da Voglio scendere)
I capodogli della Puglia
Se lo spettacolo che offre il partito democratico in Puglia fosse stato scritto (o suggerito, o finanziato) dai tirapiedi del Cavaliere non risulterebbe cosi’ spietatamente grottesco.
L’istantanea e’ pura commedia dell’arte, il sindaco Michele Emiliano e il presidente Nichi Vendola, due brave persone in tempi normali, che si afferrano al collo dalla mattina presto per contendersi la candidatura alla prossime elezioni amministrative come solo farebbero due autentici perdenti. Che si riempiono di lividi e di improperi, ma disquisendo di democrazia diretta e regole. Che strillano, pretendono primarie, rifiutano primarie, dettano ultimatum, chiedono proroghe, minacciano sfracelli.
Se lo spettacolo fosse stato scritto (o suggerito o finanziato) dai tirapiedi del Cavaliere, sarebbe una eccellente operazione di killeraggio politico dell’avversario, sulla quale formare le future generazioni di guastatori della liberta’. Invece no. E’ un malinconico doppio suicidio. Capace di innescarne tanti altri per vincolo di casta o semplice emulazione. Fino al suicidio collettivo. Di quelli previsti nelle culture arcaiche, quando il raccolto o l’umore degli dei sono andati in malora. Di quelli praticati dalle comunita’ di capodogli quando perdono l’orientamento e l’ossigeno, come ci suggerisce la sconsolata cronaca di questi giorni.
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