venerdì 13 marzo 2009

Cromo nelle falde di Burgesi (Ugento)

Il monitoraggio è stato effettuato tra maggio e luglio 2008 per un totale di 2700 analisi. Se ne sono occupate la Spacedat e la Multilab della Camera di commercio
La Provincia ha reso noti i dati delle analisi nelle falde di Ugento e Casarano.

I risultati relativi ai pozzi nelle vicinanze della discarica Burgesi sono allarmanti: 292 microgrammi per litro di cromo totale su un limite consentito di 50 parti. Valori anomali anche per ferro, nichel ed altri metalli. Del cromo esavalente, quello cancerogeno, si è detto che è nella norma, ma i valori non sono stati resi pubblici.
L'unico dato reso noto è preoccupante. Esso si riferisce alla concentrazione di cromo totale nelle falde idriche di Ugento e Casarano. 292 microgrammi per litro su un limite consentito di 50 parti. Valori anomali riguardano anche il ferro, il nichel ed altri metalli. Ma sul cromo esavalente, che poi è quello cancerogeno, non si è detto più di tanto – solo che è nella norma - quando invece era proprio quello il valore più atteso, ieri, alla conferenza stampa durante la quale la Provincia di Lecce ha presentato i dati della prima campagna di monitoraggio delle falde dei due Comuni. Gli esami sono stati condotti su 19 pozzi di Ugento e 16 di Casarano da due società, la Spacedat e la Multilab della Camera di commercio. L'esito non è rassicurante, soprattutto per ciò che riguarda Ugento. "E' necessario che i dati vengano verificati dall'Arpa", ha dichiarato Gianni Scognamillo, assessore provinciale all'Ambiente, in conferenza stampa. Verificati. Perchè essi non lasciano ben sperare. Il dato relativo alla presenza del cromo e degli altri metalli è stato infatti rilevato in uno dei tre pozzi analizzati vicino alla discarica Burgesi; un pozzo che arriva in falda profonda. Ciò significherebbe, dunque, che il percolato presente in discarica si sta riversando nella falda sotterranea. Le analisi dell'Arpa, previste per aprile, potrebbero confermare o meno l'inquinamento. Il monitoraggio si riferisce al periodo maggio-luglio 2008, un arco di tempo durante il quale sono state effettuate circa 2700 analisi che andranno a costituire un database provinciale. Insomma, le analisi andranno rifatte; i dati saranno incrociati con quelli rilevati dall'Arpa il mese prossimo; la soluzione andrà programmata di concerto con l'Agenzia regionale per l'ambiente. Morale: i tempi per giungere ad un dato certo sull'inquinamento della falda si dilateranno. "Ma non disperiamo - ha annunciato Scognamillo – perché dai rilevamenti effettuati dall'Arpa nel gennaio 2009 nei pozzi accanto a Burgesi, i parametri risultano nella norma; tale difformità nei dati probabilmente dipende dal fatto che i prelievi sono stati realizzati a profondità differenti". Parola d'ordine: confusione. E intanto i comitati cittadini lamentano uno scarso coinvolgimento nelle operazioni di controllo. "Ci hanno raccontato i dati ma non ce li hanno forniti - ha dichiarato Gilberto Stendardo, del comitato "Burgesi pulita" – e non ci hanno resi partecipi nella fase di analisi, contravvenendo in tal modo al quarto punto del documento firmato in Prefettura il 7 gennaio scorso. La situazione di Casarano, sulla base dei dati emanati ieri, sarebbe meno preoccupante. I rilevamenti sono stati effettuati nella zona "Vora", dove si trovava l'ex depuratore delle acque reflue. In quella falda è stata riscontrata la presenza di batteri provenienti da sostanze organiche ma nessuna alterazione relativa all'esistenza di metalli.

8 marzo 2009 approfondimenti di ambiente del Tacco d'Italia

Depuratore di Ugento: condannato il sindaco Ozza
Autorizzò l’attivazione del depuratore di Ugento al servizio delle marine nonostante questo mancasse di 1.500 metri di tubature e non avesse l’autorizzazione della Provincia .

Tre ditte, autorizzate dal Comune, sversarono oltre 15.000 tonnellate di liquami nel depuratore. Erano le ditte: Molle Giovanni di Ugento, Piccinni Rocco di Gemini e Rosafio Rocco di Taurisano
Il depuratore di Ugento al servizio delle marine non avrebbe dovuto funzionare quei tre mesi d'estate di cinque anni fa. Il motivo? Non aveva l'autorizzazione necessaria che avrebbe dovuto rilasciare la Provincia. E quell'autorizzazione la Provincia non poteva rilasciarla perché il depuratore era incompleto: mancavano un kilometro e mezzo di condutture, un collettore necessario per collegare il depuratore al canale di bonifica "Colatisi Risetani". Nonostante questo il sindaco Eugenio Ozza con un'ordinanza contingibile e urgente per i tre mesi estivi affida la gestione del depuratore all'ufficio tecnico comunale, adducendo lo stato di emergenza ambientale creatasi nel Comune di Ugento durante il periodo estivo, a causa dell'accresciuta richiesta da parte dei villeggianti di smaltire i reflui dei pozzi neri. (continua in edicola sul Tacco d'Italia di marzo)

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