Mercoledì 15 Aprile 2009 05:31 da Il Paese Nuovo
Lecce: Il Pdl lancia Gabellone alla Provincia
Ore decisive per l’ultima candidatura a Palazzo dei Celestini. Stefàno garantisce l’appoggio alla Poli e Perrone rinvia l’azzeramento di Giunta. Colloquio Ria-Fitto, l’ex presidente costituirà una sua lista che si affiancherà al centrodestra.
Via libera a Gabellone. L’ok alla candidatura per il Pdl del capogruppo di Forza Italia alla Provincia sarebbe arrivato dopo un colloquio tra Ria e Raffaele Fitto. L’ex presidente del centrosinistra garantirà il proprio appoggio, con un’apposita lista, al centrodestra ma l’uomo che correrà per la presidenza sarà proprio Gabellone.
Troppo “forzata” la candidatura di Ria che in molti nel centrodestra non avrebbero accettato. Intanto anche Stefàno fa un passo indietro e si dice “totalmente al fianco del progetto di Adriana Poli Bortone per “Io Sud”. Paolo Perrone invece rinvia ancora l’azzeramento della Giunta: “Ora c’è la campagna elettorale”.
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da Lecce Prima.it
Ria o non Ria, questo è il problema. Il dubbio amletico del Pdl salentino è alla stretta finale: dopo rinvii, annunci di accordi in pompa magna, frenate improvvise e dubbi latenti come i mal di pancia degli ex aennini, sono queste le ore decisive che daranno risposta al tormentone pasquale. Nessun candidato Pdl è venuto fuori dall’uovo di Pasqua, nonostante le attese dell’elettorato in pena per un nome, che tarda ad arrivare. L’ottimismo divenuto cauto intorno all’indicazione dell’ex deputato Pd ed ex presidente della provincia di Lecce, al di là delle prese di posizione ufficiali, ha subito qualche rallentamento, dovuto a dubbi evidenti sull’opportunità politica dell’operazione: due “partiti”, interni al centrodestra, si confrontano su Lorenzo Ria. Da una parte, c’è chi ritiene oggettivamente superata ogni resistenza al deputato, proveniente dal centrosinistra, “assimilato” ormai come “uomo di Fitto”; ma sono molti, soprattutto tra gli ex An, a tenere il polso dell’elettorato e ad evidenziare che la mossa sia tutt’altro che gradita al popolo del centrodestra e che la pista Ria tornerebbe utile in un discorso più a lungo termine (per esempio le regionali), dopo, cioè, un periodo di militanza nel Pdl, di cui, tra l’altro, il deputato di Taviano ha rifiutato la tessera. E così il matrimonio atteso, usando un gergo giuridico, non è stato né rato né consumato, risultando al momento invalido. Di certo, si studiano altre piste, alternative a quella più discussa: la prima porta inevitabilmente alla più accreditata e, cioè, alla candidatura di Ugo Lisi, ultimo presidente della federazione leccese di An, con un forte coinvolgimento dello stesso Ria, a supporto del candidato presidente, con una forte lista personalizzata; le controindicazioni del caso sono tutte riassumibili nel gran rifiuto del parlamentare, più volte peraltro ribadito, a scendere in campo per la contesa provinciale. La seconda pista porta alla strada del rinnovamento, con l’opzione Antonio Gabellone, capogruppo di Forza Italia in provincia: di lui si dice un gran bene, i colleghi di partito lo stimano e gli riconoscono capacità importanti, che meriterebbero premio e spazio; il dazio, che, però, si potrebbe pagare è quello che pagò Baldassarre, cinque anni fa, e, cioè, la mancanza di una forte notorietà presso gli elettorati; un’ipotesi, sotto quest’ultimo punto di vista, più collaudata sarebbe quella che conduce a Luigi Lazzari, uomo del ministro agli affari regionali, anche geograficamente vicino a Fitto: dalla sua, avrebbe una certa esperienza, maturata in qualche anno di attività parlamentare ed una maggiore popolarità sul territorio; non sarebbe una candidatura propriamente di “primo pelo”, ma il vero problema sulla sua discesa in campo sembra essere la “sindrome Lisi”, ossia la non volontà di mettersi in gioco nella sfida per Palazzo dei Celestini, anche se, qualora gli fosse richiesto, sarebbe uno pronto a “sacrificarsi” per il partito. Soluzioni intermedie e forse non debitamente valutate, uscite già nei mesi scorsi (ed accantonate forse con troppo anticipo) portano a due volti spendibili, che potrebbero essere gli outsider dell’ultima ora: Francesco Bruni, per un decennio sindaco di Otranto, e per cinque consigliere di opposizione; dalla sua, l’età, una certa esperienza, la sua preparazione culturale ed un certo l’interesse raccolto, nel suo impegno otrantino, da più parti per alcune scelte in materia d’ambiente. L’altra ipotesi porta a Silvano Macculi, sindaco uscente di Botrugno: il suo nome è lanciato per una candidatura a consigliere provinciale nel suo collegio; è presidente dell’Ato Le2 e di tutti gli Ato pugliesi: ha, quindi, ruoli istituzionali, una certa notorietà, è giovane e soprattutto è uno di quelli che non avrebbe problemi a mettersi a disposizione della causa del centrodestra. Cinque possibilità che si presentano, di fatto, come candidature di centrodestra, in qualche modo più aderenti alle esigenze di un elettorato confuso dall’opzione Ria: di certo, la scelta dell’ex presidente della Provincia, per quanto autorevole e forte possa sembrare, rappresenterebbe la dimostrazione logica della sconfitta della classe dirigente del Pdl salentino, che risulterebbe incapace di proporre un nome proprio, prendendolo in prestito da altre provenienze. Una scelta che potrebbe finire per prestare inesorabilmente il fianco a chi ha già evidenziato questa “debolezza” nel Pdl, ma che, soprattutto, rischierebbe di portare gli elettori di destra a disertare le urne o a convergere su Adriana Poli Bortone. Un po’ di paura, dunque, serpeggia nel centrodestra, che dovrà fare i conti con il vantaggio numerico dell’opzione Ria, fortemente caldeggiata dal ministro Fitto: se, infatti, il deputato ex Pd potrà apportare una percentuale di voti, inferiore a quella che la senatrice di “Io Sud” potrebbe portare via al Pdl, l’operazione sarà valutata ottimisticamente? In questo marasma di dubbi, che, stando a conferme sempre più forti, porterà il Popolo delle libertà a scegliere il nome per Palazzo dei Celestini, nella giornata di domani (“e non è detto che sia Ria” come ha ribadito Raffaele Baldassarre), finisce per fare il gioco del centrosinistra, che, seppur impelagato in alcune questioni interne, finora è l’unico schieramento ad aver espresso da tempo la propria candidata al dopo Pellegrino in Loredana Capone. La stessa attuale vicepresidente di provincia, già impegnata da un mese in campagna elettorale, ha rimarcato a più riprese come il Pdl, sia “diviso e in cerca di autore”, senza “un candidato ufficiale e un progetto politico chiaro e forte”, con “uno nessuno e centomila candidati lanciati sui media per disorientare i salentini”. La Capone stigmatizza l’attenzione dei media “tutta incentrata su un chiacchiericcio politico che non fa bene e, mi pare, non interessi a nessuno” e su un “gossip nel quale non sono mai entrata e nel quale continuo a non voler entrare”, ribadendo come non abbia ancora “altri candidati con cui confrontarmi sul Salento, sul suo sviluppo e sulle sue esigenze. E dunque – precisa Capone - mi paiono strane le discussioni su primo turno, secondo turno, ballottaggio quando l’unico dato certo al momento è la mia candidatura ufficiale sostenuta dal centro sinistra”. C’è da scommettere che anche qualcuno, nel centrodestra, faccia fatica al momento a darle torto.
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